La versione integrale dell’articolo uscito su ilmessaggero.it: in più ci sono i pareri di Luca Dalmonte e Sandro Gamba
di Vanni Zagnoli
Alessandro Gentile va, via da Milano per 6 mesi. In Eurolega, in prestito, subito.
E’ clamoroso, a dir poco, l’addio dell’ex capitano, caldissimo, sempre, come carattere. Il malumore era evidente già a Reggio Emilia, la sera dello scudetto: “Non so se resto, vado. Voi giornalisti siete, cosa mi chiedi, perchè?”. Facce strane, insomma, il talentuoso mancino ce l’aveva con il mondo, non accetta le critiche, è un vincente ma anche un bizzarro, al contrario del fratello Stefano, diligentissimo e amatissimo, a Reggio Emilia, all’inseguimento della 3^ finale scudetto di fila.
Gentile evidentemente è entrato in collisione con coach Repesa, è sicuramente così, capitò anche a Pozzecco, a Bologna.
Ale non ama le critiche, non è stato criticato lui, ma la squadra, per le brutte figure in Eurolega, indegne per una squadra come l’Emporio Armani. Ale vuole essere protagonista anche in Europa, arrivare a una final four, non essere ingabbiato, è dura giocare quando si deve vincere, quando si viene da anni tribolati, fuori dalla serie A. Perchè anche in nazionale si perde, questa è la realtà.
Il papà Nando fa rispondere la moglie al telefono, il procuratore Riccardo Sbezzi replica con un no alla nostra chiamata, il fratello Stefano non risponde. Non è il momento, neanche Alessandro forse sa dove andrà, ha il contratto sino al 2017 ma evidentemente non ci sono più le condizioni perchè resti. Perchè non rimane in Italia? Non può per contratto, per escape, evidentemente.
Tra oggi e domani Gentile saluterà la squadra in attesa di trovare una sistemazione, molto probabilmente in una squadra di Eurolega. L’addio è reciproco, maturato nel primo pomeriggio. Ale viene da 6 stagioni meneghine, 2 scudetti, una coppa Italia e una supercoppa. E dopo essere stato il più giovane capitano della storia del club e il simbolo della Milano targata Armani.
Il capitano è diventato Cinciarini, spesso sacrificato come minutaggio ma leader riconosciuto. Ale va via, ha meno minutaggio, era infelice, in panchina. Non è stato convocato per la Lituania e a Trento. Peccato, dispiace. Lo cerca il Barcellona, che già puntò forte su Basile.
Gelsomino Repesa ha responsabilità molto precise, è un peccato che sia finita così. E in fondo Ale si ama, non si discute. Serviva più pazienza, il ct Messina l’avrà. Come l’ex Pianigiani, in passato. Poi magari arriverà in Nba, a Houston. Ha fatto male due anni e mezzo fa a non andare. Ha 24 anni, il mondo è ancora nelle sue mani.
“Questa situazione non va giudicata da fuori – sostiene Luca Dalmonte, allenatore in A2, a Verona, ex vice di Pianigiani e Messina -. Ho avuto Ale in nazionale, per 5 anni, ma non è moralmente corretto discettare quando non si conoscono le dinamiche interne. Sarebbe buona consuetudine farsi gli affari propri”.
Touchè.
E allora sentiamo un libero pensatore, Sandro Gamba, 84 anni, ex ct dell’Italia di Gentile Ferdinando e oggi giornalista.
“Ha sbaglia tutto Alessandro, questa estate, con certe frasi: “Ah, mi dispiace lasciare, dire addio al signor Armani, ai compagni, ai tifosi. All’epoca era sicuro di andare in Nba, ma dall’America c’è stato un ripensamento. Bisognava pagare un buyout molto alto, non valeva la pena e allora è dovuto rimanere. Gentile è finito sconfitto su tutti i fronti. Ci avrei scommesso che sarebbe finita così, era andata bene che fosse rimasto. Qualcosa dev’essere successo, se viene ceduto”.
Ma Repesa non ha responsabilità?
“Fa bene a essere esigente, tecnicamente e anche come comportamento. Gentile era capitano, se non giochi, devi incoraggiare i compagni, li prendi per un braccio, lui non ha mai fatto niente. Idem in nazionale. E allora bye bye Milano”.
Andrà in Germania al Bamberg o in Grecia, al Panathinaikos?