di Vanni Zagnoli
Poteva andare peggio, via. Nel senso che c’era il timore di goleada, come nel 3-1 in Belgio. Ma anche meglio, dal momento che il Sassuolo per un’ora è stato all’altezza dei baschi e a 3’ dalla fine ha creato l’opportunità per il 3-3, girato alto da Ragusa. Stava compiendo un piccolo capolavoro, perchè tale sarebbe stato il pari a Bilbao. Il problema è che ha subito due gol uguali, sempre su azione d’angolo da destra, e allora è fuori matematicamente. La colpa non è stata questa sera, ma nel 2-2 incassato a Reggio dal Rapid Vienna, regolato con il 2-0 sino a 7’ dalla fine.
I neroverdi subiscono il fascino della cattedrale San Mames, fra due settimane giocheranno dunque per l’onore contro il Genk, già qualificato al pari dei baschi.
In Spagna non si ripete l’impresa del Torino di Ventura, unica italiana vincitrice qui, nè della Juventus del ’77, che con Roberto Bettega già incanutito mantenne lo 0-0, tra mille rischi, aggiudicandosi la prima coppa Uefa.
Il charter da 150 posti plana da Bologna sugli Euskadi, con una novantina di persone, capeggiate dal presidente Carlo Rossi. Giornalisti, ma niente mogli, e poi una ventina di tifosi in curva. Ogni trasferta europea è anche momento di promozione per l’azienda del patron Squinzi, a soffrire nel salotto milanese con la moglie Adriana Spazzoli, vicepresidente. Lui che sogna la Champions league, intanto rafforzi la rosa fra un mese, assieme al ds Guido Angelozzi.
La squadra di Eusebio Di Francesco passa immediatamente grazie a un colpo di fortuna. Defrel tesaurizza un errore di Laporte e serve Ragusa, l’esterno di Messina gira a porte, il portiere Iago Herrerín perde la palla e Balenziaga goffamente fa autorete. Dopo tanti errori modenesi, a vanificare buoni tempi di gioco, l’ex team manager della Roma chiedeva proprio che la buona sorte girasse. I baschi attaccano, pareggiano su corner: Raúl García svetta su Defrel senza travolgerlo, Consigli è sulla traiettoria, non devia abbastanza bene. Ragusa accarezza da fuori il controsorpasso con un destro affilato, il portiere nega il raddoppio a Muniain. L’argine funziona grazie a Magnanelli e a Pellegrini, brillante, mentre Biondini a destra è il solito indomito corridore. Serve un’impennata, poichè neanche il pari potrebbe essere sufficiente, il Sassuolo non si scopre ma paga una fisicità inferiore. Perchè San Josè spizza sull’angolo e Aduriz di testa allunga in gol: aveva fatto pokerissimo nel turno precedente, come solo Ravanelli per la Juve, contro i bulgari, negli anni ’90.
Gli emiliani arabescano azioni, Ricci palleggia morbido per Defrel, il sinistro in girata è appena ritardato e Iago si oppone. Era un’occasione imperdibile. Pellegrini si fa male a metà ripresa, Biondini esce addirittura in barella, davanti ai 44mila sostenitori biancorossi. Si affacciano il debuttante Missiroli, che non gioca una partita intera da febbraio, e Matri. Il 4-2-4 offre due azioni per il pari.
Resta la suggestione della prima Europa del Sassuolo, dieci anni dopo l’ultima del vicino Parma. Il girone era complicato ma alla portata, Ernesto Valverde elimina un’italiana come 30 anni fa, da giocatore, quando fece fuori in sequenza Milan e Inter. L’importanza di chiamarsi Ernesto, come nella commedia di Oscar Wilde. Manca giusto il lieto fine, niente eusebismi. E in fondo l’Inter è uscita peggio.
GIRONE F. Athletic Bilbao-Sassuolo 3-2: pt 2’ Balenziaga aut, 10’ Raul Garcia, st 13’ Aduriz, 34’ Inigo Lekeu, 38’ Ragusa (S).
Genk-Rapid 1-0: 11’ pt Karelis. Classifica: GENK E BILBAO 9; Rapid e Sassuolo 5.