Ilmessaggero.it. A Losanna niente podi per l’Italia. Molti medagliati di Tokyo danno spettacolo. Fraser, 10″60 sui 100

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di Vanni Zagnoli

C’è persino un pizzico di delusione nel vedere Eseosa Fostine Desalu all’ultimo posto, sui 200, a Losanna. Perchè l’atletica ci aveva abituato troppo bene, a Tokyo. La medaglia d’oro della 4×100 si indurisce sul traguardo, chiude in 20”56, è lontano quasi un secondo dal vincitore, l’americano Kenneth Bednarek, che all’olimpiade è stato d’argento. Fausto è lontano dal personale, comunque mantiene la concentrazione, dopo la festa di Casalmaggiore, nel Cremonese.

In Svizzera va in onda il meglio dell’atletica dopo Tokyo, la Diamond league si ritroverà ancora sabato a Parigi e venerdì 3 settembre a Bruxelles prima della due giorni finale a Zurigo, mercoledì 8 e giovedì 9 settembre.

La passerella iniziale è dei campioni olimpici e degli atleti elvetici, sul podio al centro della pista. In Svizzera l’atletica è come il calcio, al punto che vengono usati i pullman del Servette e del Berna per trasportare gli atleti dall’albergo allo stadio della Pontasse, mentre i bar all’interno portano i nomi di campioni, come la neozelandese del peso Valerie Adams. C’è proprio la cultura di questo sport, con l’impianto quasi gremito e quasi tutti per la verità senza mascherina.

Karsten Warholm fa i 400 piani (gli ostacoli non si disputano in questa Diamond), è il più applaudito, ai 250 è in testa, finisce 4°, con lo stagionale, 45”51, vinse l’americano London.

Nel peso abbiamo Zane Weir, il sudafricano che già a Tokyo ha gareggiato per l’Italia, aveva chiuso con un ottimo quinto: è allenato da Paolo Dal Soglio e qui è sesto, con 21,20 al primo lancio. Il primo posto è naturalmente dell’uomo più forte al mondo, il primatista Ryan Crouser, con 22,81 e tutti getti oltre i 22 metri, escluso un nullo, di nuovo davanti al neozelandese Walsh.

I 400 sono della domenicana Paulino, argento a Tokyo, centra un discreto 50”40. Gli 800 vanno al canadese Marco Arop (1’44”50), davanti al keniota Korir, campione olimpico nonostante oltre mezzo secondo di più, in una gara che era stata più tattica.

Sui 1500 si fa onore Gaia Sabbatini. A un giro dalla fine è 5^, con la sua corsa impettita, anche in gara ha davvero il portamento da modella. La teramana termina 9^, in 4’10”, fa comunque bene a gareggiare il più possibile.

Fa freddo, rispetto al periodo, nella serata elvetica, Lasitskene ex Kuchina gareggia addirittura in calzamaglia, sbaglia un tentativo a 1,92, non è proprio da lei. La imita la baby Mahuchikh, bronzo a Tokyo e sua fan, prima di rivelarsi. Sono le stesse tre a giocarsi la gara, Yaroslava Mahuckikh azzecca l’1,95 al secondo balzo, contro i 3 serviti anche all’australiana McDermott. Ai 98, McDermott chiede l’aiuto del pubblico, alla Tamberi, non basta perchè sbaglia. Lasitskene centra la misura al primo, l’ucraina Mahuchikh al terzo, chiuderanno in questo ordine.

Per le gare veloci, il silenzio è davvero assoluto, prima dello sparo, sui 110 un buon 13”07 per l’americano Allen, che all’olimpiade era finito fuori dal podio.

Il lungo va a Ivana Spanovic, capace di saltare più in là della svedese Sagnia nel sesto salto, che decide le medaglie, mentre i primi 5 servono come qualificazione. Così è seconda la scandinavam, nonostante un 6,92 che la piazzerebbe davanti alla serba. Stessa formula per il giavellotto, che peraltro conferma il podio dei primi 5 lanci, con il tedesco Vetter primo (a Tokyo era stato solo 9°) e terzo il grenadino Peters, campione mondiale di Doha.

S’incendia la competizione, fra concorsi e pista, i 3mila sono da tutti in piedi sul rettilineo per il sorpasso di Jacob Ingebrigtsen sul sudafricano Aregawi, a suffragare il fresco titolo dei 1500. 

Sui 100, non si muove proprio una mosca, il vento di 1,7 favorisce l’eccellente 10”60 di Shelly Ann Fraser Pryce, che sino all’anno scorso si allenava a Lignano Sabbiadoro, in Friuli, si prende la rivincita per 4 centesimi su Elaine Thompson, che l’aveva battuta nella finale a cinque cerchi, a completare il podio tutto giamaicano c’è di nuovo Shericka Jackson. 

I 400 ostacoli impressionano per il rettilineo di Femke Bol, l’olandese fa 53”05, a 21 anni, ad avvalorare il bronzo di Tokyo. La commozione è per Lea Sprunger, alle ultime gare della carriera, per questo si leva le scarpe, davanti al suo pubblico, in una festa infinita. La staffetta 4×100 sarà dedicata a lei e per un soffio è la Gran Bretagna è dietro.

Il triplo è naturalmente di Julimar Rojas, 15,56, la neo primatista del mondo. Il suo ultimo balzo le fa storcere il naso, 15,11 è poco per lei, basta a precedere la giamaicana Ricketts e la sorpresa israeliana Minenko, che a Tokyo era stata 6^, mentre Patricia Mamona delude, 5^. Ancora di più Duplantis, il primatista del mondo del salto con l’asta finisce addirittura quarto, con 5,62, aveva già perso una gara a giugno, ma sotto la pioggia. Vincono gli americani, Nilsen davanti a Kendricks, che a Tokyo non aveva gareggiato per il covid e alla vigilia era davvero carichissimo. Spiace soprattutto vedere l’ex primatista Renaud Lavillenie ultimo con 5,32, a 35 anni era comunque arrivato fra i primi 8, all’olimpiade. 

Si finisce con il giro di campo in automobile di vincitori e di medagliati, gran bella passarella. Suggestione, emozioni. Anche per chi è salito dall’Italia.

Da “Ilmessaggero.it”

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