Il Messaggero. Volley, Coppa Italia, la vittoria è di Piacenza

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Roma

E’ il settimo trofeo nella storia di Piacenza, ma il primo di Elisabetta Curti, lady Blue energy gas sales. La signora bionda è schiva, come Simona Sileoni, la collega pluridecorata di Civitanova, mica come Catia Pedrini, la pasionaria di Modena, uscita dal volley in estate. A Modena adesso c’è la vice, Giulia Gabana, figlia del patron della Gabeca, perito in un incidente aereo, tenne a battesimo Mauro Berruto, a Montichiari.

Esulta Piacenza, la nuova società, dopo i 6 titoli con Guido Molinaroli, con Hristo Zlatanov, passato da leader a ds, in sovrappeso come l’arbitra Martina, indotta a lasciare per il giro vita abbondante.

Zlaty gioisce, dalla Bulgaria all’Italia, azzecca il cambio, il piacentino Massimo Botti, ex Maxicono Parma, era solo il vice di Lorenzo Bernardi, che aveva qualificato i biancorossi alle final four, ma aveva perso al palaBanca 0-3 il derby con Modena, di fronte al presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini.

Zlatanov si inerpica, alza la voce e lo caccia la settimana dopo e Piacenza svolta. “Ho cambiato solo qualche equilibrio psicologico – rivela Botti -, sul piano tecnico e tattico il gioco è rimasto quello di Lorenzo”.

Lucarelli e Leal sono vaghi, sul cambio di tecnico, Brizzard campione olimpico non risponde proprio, ma è la dimostrazione che lo sport talvolta è semplice, dunque non sempre il grande nome porta successi, Lollo a Perugia e a Piacenza ha conquistato risultati probabilmente inferiori al potenziale.

La finale è a senso unico, come la semifinale, la vera finale è stata sabato, il 3-0 di Piacenza su Perugia, stupefacente. Andrea Anastasi ha tutto per cambiare la storia della Sir Safety, il presidente Gino Sirci solleva la supercoppa a Cagliari e il mondiale per club in Brasile, anzi in Sudamerica premia proprio lui, pregusta un ciclo infinito, tipo Conegliano nel femminile e invece la serie di 33 affermazioni con l’erede di Grbic e Heynen e di Bernardi si ferma sul più bello. Ma gli emiliani sono forti e non lasceranno spiragli neppure a Trento. Regina di finali, con Angelo Lorenzetti, esattamente come Civitanova con Medei, ora in Polonia, 6 sconfitte in sequenza e cambio, Fefè de Giorgi e poi il ritorno di Gianlorenzo Blengini, già primo di Medei. Dal 2014, 11 finali perdute, a fronte di 4 vinte.

Tutto questo si interseca all’Eur, a Roma. Milano si arrende in semifinale a Trento, manca sempre la prima finale in Italia. “Ma in Europa abbiamo già vinto”, sottolinea il presidente Lucio Fusaro, Power volley, un gentiluomo ex alzatore, capelli bianchi e già in affari con Gorbaciov, ai tempi della perestroika, in Russia, e tante telefonate con Joe Biden, anche la scorsa estate.

Trento, dicevamo, è regina di secondi posti nonostante l’uscita del presidente Diego Mosna, per due volte anche in Lega. Per lo scudetto, la lotta sarà asperrima, lo spettacolo stellare, con Piacenza-Perugia probabile finale e Trento onnipresente e Civitanova magari in grando di risollevarsi, nella stagione italiana peggiore.

L’Eur è gremito, magnifico anche da vuoto, l’organizzazione è super e nel cuore della tribuna c’è Sergio Mattarella. Che Lega basket chissà se ha invitato, a Torino, domenica, per la coppa Italia, di certo è affezionato al volley. E allora arriva scortato e premia, alla fine. L’immagine più bella è il suo colloquio con la Trentino, la seconda, appunto, l’onore delle armi ai vinti, la pulizia intellettuale del presidente, l’esempio. Conforta Matej Kazikhj, il bulgaro classe 1984, schiacciatore infinito e ieri opposto. E’ volley, sembra lo stadio Olimpico, per Mourinho. Sarebbe bello il volley al calcio, come in Polonia, agli Europei dello scorso decennio, partita con oltre 70mila spettatori. In tribuna, duecento da Piacenza, qualche centinaio in più da Trento, mai un coro fuori posto, mica come alla pallacanestro, con parole indegne degli ultras varesini contro Pesaro, per esempio. E’ la cultura della pallavolo, instillata dal presidente Manfredi, dal segretario Bellotti, dal presidente di Lega Righi, dal vice Rossini, passato all’arrampicata sportiva. In Italia ci sarà il doppio Europeo, con Paola Egonu e, chissà, Zaytsev. Ma adesso il migliore è Yuri Romanò, ha ragione Ngapeth, esterno notte, a Lubiana, in Slovenia, dopo il quarto perso dalla Francia al tiebreak, con l’Italia. Quanto a calore, il nostro paese è un po’ come la Polonia. Mvp è Leal, cubano passato al Brasile, la delusione è Leon, caraibico adesso con la Polonia. Resta il calore, anche fisico, dei 12mila dell’Eur. Come quando il Banco Roma vinse l’unico scudetto. Leal è come Larry Wrighit. Per Piacenza, immortale.

Vanni Zagnoli

Da “Il Messaggero”

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