C’è un Bovolenta sul tetto d’Europa, Alessandro Alberto è campione under 20, da miglior giocatore della manifestazione, a 18 anni, fra i più giovani del torneo di Montesilvano, in Abruzzo.
Il 24 marzo 2012 perse il papà Vigor, rodigino, per 13 anni in nazionale, con l’argento olimpico e due ori europei. Il suo cuore smise di battere a 37 anni, durante una partita di serie B2, a Treia, Macerata, con Forlì, dove stava chiudendo la carriera. Aveva sofferto di extrasistole, nel 2000 si fermò per 4 mesi, ma quel problema cardiaco non influì sul decesso. L’autopsia parlò di coronaropatia aterosclerotica severa, una patologia per la quale avrebbe dovuto fermarsi, ma nel 2015 i due medici che gli avevano rilasciato l’idoneità sportiva vennero assolti per insufficienza di prove dall’accusa di omicidio colposo. Assieme alla tragedia del calciatore Piermario Morosini, la sua morte ha aperto la strada ai defibrillatori negli impianti sportivi.
Alessandro aveva quasi 8 anni e a un mese dalla scomparsa del papà scese in campo con la nazionale guidata da Mauro Berruto nel primo Bovo day, quest’anno ha esordito in serie A a Ravenna, con cui il padre vinse la Champions league. La squadra è finita ultima, lui resterà in A2, si era rivelato in serie B, nella seconda squadra giallorossa.
E’ stato Marco Bonitta, il ct campione del mondo con l’Italia femminile, nel 2002, a volerlo nel settore giovanile romagnolo e fargli cambiare ruolo, era centrale come il padre, è diventato opposto, il finalizzatore offensivo. Un anno fa è andato al mondiale under 19 a Teheran, da più giovane dell’Italia, e fu quasi sempre titolare.
A fargli da filtro per le interviste c’è mamma Federica Lisi, romana, a lungo palleggiatrice in serie A1, a Roma, a Napoli, sino alla chiusura a Modena. “Senza paura è il motto di casa”, racconta lei. La famiglia abita in una villetta a Ravenna, la fece costruire nonno Gino. “Le difficoltà vanno sempre affrontate, siamo una squadra, 5 figli sono veramente come una mano”.
I Bovolenta si chiamano tutti con la A, Arianna ha 14 anni, le gemelle Angelica e Aurora 11 e il piccolo Andrea 9, è nato qualche mese dopo la morte del padre. Anche i tre piccoli giocano, a Ravenna, le bimbe nella gloriosa Olimpia. “Nei due anni di covid, anche i grandi fra i miei ‘nani’ frequentavano in dad una scuola di Trieste con tutor dedicati”.
In stagione, Alessandro vive a Ravenna ma in foresteria con due compagni di squadra. Va in quinta ragioneria. “Continuo con l’istruzione parentale – spiega lui -, farò l’esame da privatista, come tanti sportivi. So che è importante studiare, per relazionarmi con gli altri. Mamma mi fa mantenere il cervello attivo, non si vive di sola pallavolo”.
Arianna da febbraio gioca nel Volleyrò, a Casal de Pazzi, Roma, dove frequenta il liceo linguistico, e sarà già inserita in B2. I Bovolenta cercano di non farsi schiacciare dal cognome. “E’ il mio, ne vado esclusivamente fiero”, sottolineava Alessandro. Ha cambiato numero di maglia, dal 30 al 7. “Ho scelto di non indossare il suo 16 perché io sono un’altra persona. Papà mi guarda da lassù, ma questa è la mia storia”.
Il 30 maggio, nel giorno del compleanno di Vigor i 5 figli si ritrovano anche con i nonni paterni, che hanno perso un altro figlio, per leucemia. “Fisicamente mio marito non c’è – riflette Federica – ma è presente. Magari si parte scherzando e poi può uscire il discorso, parliamo della nostra quotidianità, siamo molto intimi nei ricordi. E Alessandro all’epoca era talmente piccole che ne ha pochi”.
Domenica sera, l’Italia ha battuto la Polonia campione del mondo under 19 al tiebreak ma il quinto set è stato facile. In rosa figurano altri due parenti d’arte, il palleggiatore Mattia Boninfante è figlio di Dante, bronzo olimpico a Londra, da secondo alzatore, e Luca Porro, fratello di Paolo, già in serie A, e miglior schiacciatore al mondiale juniores un anno fa. “Nella semifinale con la Bulgaria – riprende Alessandro – ho realizzato 27 punti, ma il merito è soprattutto della squadra, abbiamo cercato di sbagliare il meno possibile. Siamo come una famiglia, con tutti, e per me Gaetano Penna è come un fratello”.
In 105 giorni di ritiro, l’Italia under 20 ha disputato 19 partite, perdendone una sola. “E’ stata l’estate più bella della mia. E questo oro mi mette i brividi”.
L’Italia ha vinto tutti e 6 gli Europei under 20 della storia e anche tutti e 6 gli ultimi campionati giovanili, fra maschi e femminile, nelle 3 categorie, non ci riuscì neanche l’Urss. Il segreto è anche il direttore tecnico Julio Velasco, che fu allenatore di Vigor nell’argento olimpico del ’96. “Julio ci ha dato una grandissima mano dall’inizio, dal 12 giugno – conclude Bovo junior -, ci ha sempre accompagnato, provando a cambiare la nostra mentalità, a renderla vincente, anche adesso che ritorniamo nei club”. E il guru argentino dice che, come Vigor, Alessandro è un ragazzo d’oro. “Lo ringrazio. Il gruppo è di classe 2003 e 04, la mia precocità è questione di genetica, i due metri e 05 a 18 anni, ma proprio lui ha contribuito a farmi portare avanti, con la testa, oltre a cercare di migliorarmi tecnicamente”. In prospettiva, vale altri figli d’arte, Michieletto e Zaytsev.
Vanni Zagnoli
Da “Il Messaggero”