La versione integrale, molto più ampia di quanto è uscito oggi, per il Messaggero.
Parma
I soldi non arrivano più e magari non è come lascia intendere il presidente del Parma Manenti, ovvero che dalla Russia e dall’Ucraina farli arrivare tempestivamente è un problema, di questi tempi. La saga crociata sta finendo come si immaginava, con un altro bluff. Se Rezart Taci ha preferito restare in Albania, dopo avere fatto vivisezionare i conti dalla sorella, evidenziando un debito poi stabilito in 96 milioni, Manenti credeva di avere le cifre necessarie, di convincere sprovveduti dall’estero a sovvenzionarlo, invece rischia di restare solo.
La società si avvia così al fallimento, c’è un mese per scongiurarlo e altri benefattori con idee serie non si vedono. I grandi marchi parmigiani (Barilla, prosciutto di Parma e la grande imprenditoria ducale) non hanno affiancato l’ex presidente Ghirardi perchè ritengono troppo dispendioso mantenere una serie A di buon livello. L’ex dg Baraldi era stato richiesto di un aiuto già dal bresciano re del cuscinetto, anche ieri si è chiamato fuori, con il suo mentore Massimo Zanetti, che per anni ha contribuito a mantenere in vita il Bologna: “Il patron della Segafredo ha investito in F1, attraverso un accordo con la McLaren. Il calcio in questo momento non è prioritario”.
Il futuro del Parma è appeso a un filo, anche sul breve. La squadra dovrebbe chiedere la messa in mora e persino il finale di campionato è a rischio, perchè se molti si svincoleranno finirebbe in campo la primavera e questo andrebbe veramente a inficiare la regolarità della stagione.
Il Parma passa dal pareggio dell’Olimpico all’udienza fallimentare del 19 marzo, perchè il presidente Giampietro Manenti non è più convinto di far recapitare 30 milioni di euro. C’erano il bonifico, il cro, tutto. Tutto svanisce e chissà se è davvero un problema di regolamenti internazionali. Ieri pomeriggio è tornato a Collecchio con la sua Citroen C3, a parlare con la squadra. “Bamboli, per il momento non c’è una lira”, avrebbe dovuto dire. Invece no, si è rifugiato in un canonico “Domani (oggi, ndr) dovrebbe essere una giornata importante”. I giocatori si sono allora sentiti presi in giro, al punto che Daniele Galloppa ha abbandonato la riunione perché non aveva voglia di ascoltare l’ennesima “tregua, vi prego”. ”I soldi li ho davvero, non sono un pazzo. Abbiamo un piano industriale che fa paura, state tranquilli. Ora vi divertite voi, poi quando saremo a posto dirò tutto quello che è successo in questi giorni”.
Non posso però sobbarcarmi sette anni di cattiva gestione. La partita con l’Udinese? Abbiamo parlato con gli steward lunedì, ci hanno rassicurato e li abbiamo convinti, avranno tutto quello che gli spetta”.
In fondo basta dare un’occhiata alla sede della Mapi grup (scritta proprio così, come si pronuncia), per capire che Manenti non può essere il salvatore di una società con 96 milioni di debiti. Perchè lassù a Nova Gorica c’è una cassetta della posta in una casa anonima, di campagna. In Slovenia nessuno conosce il gruppo e chi risponde al citofono di quella sorta di casa privata è una signora umilissima, anche in difficoltà di fronte all’inviata di Sky. Non sorprendetevi, allora, se all’odierno cda del Parma e di Eventi sportivi l’imprenditore pistoiese di Monsummano sarà da solo, perchè i soci di minoranza lo diserteranno. A partire dalla Energy Ti, poichè Roberto Giuli ha chiesto il commissariamento per irregolarità proprio nella composizione dei cda già nell’era Taci. Si defila anche Isabella Camporesi, socia al 50% della Mapi. L’immobiliarista di Marina di Carrara ha ceduto le sue quote a Manenti e non entra nel Parma, al pari del figlio Jonathan Gregori.
Ieri a Collecchio è comparso anche il presidente dell’Aic Damiano Tommasi, dopo il primo rendevouz avrebbe dovuto tornare lunedì, invece era in zona ed è venuto a incontrare i crociati. “Aspettiamo qualche movimento concreto”.
Sul piano sportivo, invece, la giornata chiave sarà domani, perchè il Gos (gruppo operativo sulla sicurezza) dovrà comunque autorizzare la disputa di Parma-Udinese, per il ventilato sciopero degli stewards. Il primo summit di ieri fa ipotizzare le porte chiuse, nella peggiore delle ipotesi.
Vanni Zagnoli