Lubiana (Slovenia)
Dodici anni dopo Roma 2010, quando arrivò quarta, con il ct Andrea Anastasi, l’Italia è in semifinale, ai mondiali. Elimina i campioni olimpici, favoritissimi almeno nel quarto, non fosse altro per il 3-0 di Bologna, nella semifinale di Nations league, un mese e mezzo fa.
La Francia è avanti sempre, 24-26, 25-21, 23-25, 25-22, non nel tiebreak, 15-12 ma era sotto di 6. I parziali raccontano di un’Italia al livello dei blues, dal 2015 capaci di aggiudicarsi un Europeo, due World league e la Nations, e, appunto, a Tokyo. “A me – dice Simone Giannelli, il capitano -, mancava giusto una semifinale mondiale, per il resto sono arrivato fra le prime 4 ovunque, anche con Trento. E per farlo serve un pizzico di follia, contro chi ha quasi sempre battuto”. E’ il terzo mondiale per il centrale Anzani, titolare al posto di Russo, che aveva giocato nella prima fase. Il primo andò male, con Berruto in panchina, nel secondo l’Italia uscì nei quarti, a Torino, adesso è fra favolose 4. Il ct Ferdinando De Giorgi vince con la pazienza, con l’ironia, che usa non solo fuori dal campo, è arrivato al posto di Blengini, ritornato a Civitanova, a vincere il penultimo scudetto, quando ancora era sulla panchina azzurra e Fefè venne ingiustamente esonerato, nella primavera di un anno fa.
Da allora ha vinto l’Europeo e adesso prova almeno per il podio iridato, aggiudicandosi la partita a scacchi con Andrea Giani, con cui vinse i tre mondiali di fila, da giocatore. Nella gestione si capisce la differenza fra un allenatore fuoriclasse e chi ha solo accarezzato successi internazionali, con Germania e Slovenia, con quella capacità di mantenere la calma anche quando la partita sembra persa.
“Con pochissimi cambi – perchè il sestetto era a buon livello, anche nei momenti di difficoltà”. Filosofia antitetica, Giani ha due sestetti di campioni, cambia tanto ma nel quarto set gli sfugge via la qualificazione.
L’Italia riesce in quel che il Giappone ha solo accarezzato, sino al 18-16 del tiebreak, con la Francia. Parte bene, si fa riprendere nel primo set nonostante una ricezione di piede di Balaso. Michieletto non chiude, entra per un attimo Sbertoli, ai vantaggi l’Italia sembra mancare di quel quid.
Nel secondo, il muro di Galassi leva certezze all’oppostone Boyer e fa sventolare le bandiere italiche. Romanò azzecca il contrattacco della quasi sicurezza, mostrando la freddezza degna dell’A1. A Milano era riserva, del francese Patry, a Piacenza sarà per la prima volta titolare. Per lasciarlo tranquillo, De Giorgi ha rinunciato a Zaytsev, anche come cambio, è come quando Bearzot rinunciò a Pruzzo e a Beccalossi, al mundial di Spagna, per non mettere in discussione Rossi e Antognoni.
Azzurra domina il terzo set, spesso decisivo, sino al 18-14, da non credere. Al punto che Ngapeth conferma perchè è considerato il miglior attaccante al mondo, con una serie in battuta piazza un 1-6 e rovescia il parziale. Non chiuso da Michieletto, ma da Patry. Il gap di esperienza, anche in ricezione, porterebbe la sfida di Lubiana dalla parte dei blues.
Lì il timore è che l’Italia si smarrisca, Fefè medita seduto, in panchina. Ngapeth chiama le seconde linee all’incitamento, sul 17 pari esulta come un paperotto, irridente, fa parte del personaggio. Michieletto e Anzani non sbagliano, ai francesi salta la ricezione, si fanno fischiare persino una palla accompagnata.
Si va al quinto, come agli Europei, un anno fa l’Italia regolò la Slovenia. Giani impiega Louati e Jouffroy, Ngapeth sbaglia, due volte, va in crisi anche il miglior libero al mondo, Grebennikov. Michieletto (14 punti), Yuri Romanò mura, Anzani va di pipe. “Italia, Italia”, a gasare l’opposto, che scrive 22. Dal 12-6, i francesi rientrano sul 13-11, Lavia è prepotente nelle due chiusure. La giovane Italia va a Katowice, in Polonia, per la semifinale, sabato. Neanche nei migliori sogni, è l’effetto dei nuovi ct, già provato con Berruto e Blengini, capaci di dare propulsione iniziale.
Vanni Zagnoli
Da “Il Messaggero”