La seconda estate d’oro di fila per lo sport italiano vivrà un ideale prolungamento con i mondiali di volley femminile, con le azzurre favorite per il titolo. Iniziano domani, alle 15 con il Camerun, su Rai2 e su Skysport1, ad Arnhem, Olanda. Poi tre gare alle 18: lunedì con Porto Rico, martedì il Belgio e giovedì 29 contro il Kenya. La chiusura del girone domenica 2 ottobre, con l’Olanda, alle 16.
Anna Danesi, che effetto fa essere la nazionale femminile più amata dagli italiani?
«Siamo lo sport più praticato dalle donne, nel nostro Paese – risponde la centrale bresciana, 26 anni, al secondo mondiale, dopo due olimpiadi -. E l’argento di 4 anni fa ha portato a nuovo boom».
E 4 milioni di italiani hanno seguito l’oro maschile, il 3-1 con la Polonia.
«Questo conferma che la nostra pallavolo è all’apice, anche di interesse».
Sono 62 anni che non avviene la doppietta iridata, ci riuscì solo l’Urss. Quante possibilità avete?
«Sappiamo di averne, sarebbe fantastico per l’intero movimento e per tutta l’Italia».
Il mondiale dura 23 giorni, con 12 partite, per chi arriva in semifinale: l’Italia di De Giorgi l’ha vinto con 5 gare in meno, reggerete sul piano fisico?
«Il nostro calendario è più lungo, abbiamo programmato sedute di pesi anche nella prima fase. Arriviamo belle cariche, con un lavoro di potenziamento importante, in estate. Io mi sento benissimo, grazie al preparatore Ezio Bramard».
L’Olanda ha speso 22 milioni di euro per cui ha deciso il calendario del mondiale, con le prime partite di ogni gruppo ad Arnheim, poi si giocherà anche in Polonia. Comunque il vostro cammino sarà tutto nei Paesi Bassi?
«Sì e questo è un vantaggio, anche se per la seconda fase andremmo a Rotterdam. Dal nostro hotel per arrivare alle palestre di allenamento o di pesi ci sono 25-40’ di pullman, insomma qua gli spostamenti sono rilevanti».
Com’è il vostro girone?
«Le partite più interessanti sono con Belgio e Olanda. Possiamo scoprire il nostro gioco, abituarci a sensazioni ed emozioni mondiali, senza sottovalutare le due africane e le caraibiche».
Passano le prime 4, come nella seconda fase, poi l’incrocio ai quarti. Lì l’Italia ritroverà una squadra già incontrata nel primo o nel secondo girone, dunque Brasile o Cina, Olanda o Giappone. E’ anomalo?
«E’ una novità, pensavamo di affrontare la quarta dell’altro girone, passassimo per prime, per due volte. Giocheremmo contro chi avremo già affrontato, può non essere il massimo per il pubblico, rivedere le stesse avversarie».
I punti deboli di quelle?
“Il Brasile ci può mettere in difficoltà con palle velocissime. Senza Zhu, la Cina perde qualcosa ma resta fastidiosa”.
Daniele Santarelli allena la Serbia, campione in carica, e viene da 4 scudetti a Conegliano. Giovanni Guidetti dal 2008 è al Vakifbank Istanbul e come lui ha vinto tutto, dal 2017 è alla Turchia. Stefano Lavarini è alla terza stagione a Novara, con una finale scudetto, e guida la Polonia. Gli allenatori italiani sono i migliori al mondo?
«Sì, ma non dimentichiamo Kiraly, campione del mondo con gli Usa, nel 2014, e Zè Roberto, con il Brasile dal 2003 e con due ori olimpici, l’abbiamo battuto nella finale di Nations in Turchia».
Lorenzo Micelli era nello staff dell’Italia di Bonitta, campione del mondo 2002, guida la Bulgaria e dice: “Per 5-6 anni le azzurre saranno la squadra da battere”.
«Lo spero. Siamo giovani e, olimpiade a parte, abbiamo sempre ottenuto buonissimi risultati”.
Essere favorite mette pressione?
“Dipende come la vivi, a me il pronostico e la vittoria dei maschi caricano”.
L’Italia vanta l’oro del 2002, l’argento di 4 anni fa e due quarti posti. I quarti restano uno scoglio, come alle olimpiadi, dal 2000?
“Non sentiamo questo sbarramento, pensiamo a vincerle tutte”.
Un aggettivo o un appellativo per il sestetto titolare?
“Lia Malinov è la testarda, si arrabbia anche in allenamento, se non le arriva un punto meritato. Miriam Sylla è trascinatrice, sempre allegra. Caterina Bosetti inventa ogni giorno un colpo d’attacco. Cristina Chirichella è sempre propositiva, per migliorare. Monica De Gennaro è la salva tutto, non fa cadere una palla”.
E poi Paola Egonu. Un anno fa ha condotto Le Iene su Italia1, chi di voi ha voglia di fare tv?
“Lei è un personaggio, nessun’altra è al suo livello”.
Al femminile, la battuta incide meno?
“Un po’ meno. Resta uno dei primi mezzi per mettere in difficoltà le avversarie. A noi neanche serve forzarla, siamo molto forti a muro e in difesa”.
Quanto vale il mondiale rispetto alle olimpiadi?
“Uguale, sono ogni 4 anni. La differenza è con gli Europei, in programma ogni due”.
Mazzanti è ct da 5 anni, ha fatto il doppio incarico solo a Perugia, nella stagione post covid. E’ giusto che alleni solo la nazionale?
“Lasciamo le decisioni ai dirigenti, neanche saprei quante energie porti via un club”.
Nel calcio spesso le società vengono prima della nazionale, nell’interesse degli atleti, nella pallavolo è il contrario?
“Se fai bene nella squadra, meno nota a livello mondiale, vieni chiamata in nazionale. Che a noi dà visibilità”.
Quanto ha inciso il suo anno romano a Casal de’ Pazzi, al Volleyro’, miglior settore giovanile, a parte il club Italia?
“Fu una delle stagioni più belle, cui mi ero proprio divertita, imparando tanto a livello tattico. A 18 anni imparai a leggere il gioco avversario, determinante al centro”.
Danesi, dopo Conegliano e la finale con Monza va a Novara, tocca così i e tre i migliori club di questi due decenni.
“Giocherò con Chirichella anche in campionato, proveremo a vincere tutto”.
E cosa prova quando mura?
“Certi muri si ricordano quasi tutta la vita. Quello su Boskovic è stato il simbolo dell’oro europeo, nella finale contro la Serbia. Il nostro lavoro è sottovalutato, per una volta risalta”.
Vanni Zagnoli
Da “Il Messaggero”