Il Messaggero. Manenti: “Abbiamo tre opzioni e se qualcuno si fa avanti potrei vendere il Parma a una struttura importante restando dentro la società”.

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Giampietro Manenti

Parma

Giampietro Manenti ha messo le mani sulla società crociata, investendo appena un euro e adesso sceglie lui il da farsi, a costo di farla fallire. Spera di rivenderla in queste settimane, di trovare un innamorato del Parma che davvero lo voglia salvare. Ha calato la maschera ieri pomeriggio su Rai2, a Stadio Sprint.

“Abbiamo tre opzioni – spiega -: vendere, portare i libri in tribunale o presentare il piano di rientro in procura. Vendere? Sì, se qualcuno si fa avanti con un’offerta, potrei lasciarlo a una struttura molto importante e comunque io resterei dentro”.

Taci si era spaventato di fronte ad almeno 20 milioni di euro in più rispetto a quanto gli aveva prospettato l’ex presidente Ghirardi ma dopo due mesi aveva rivenduto il club senza guadagnarci un euro, Manenti spera di ricavarci qualcosa, nonostante il pressing del sindaco Pizzarotti e anche dei giocatori a farsi da parte. “Non posso farci niente se il sindaco vuole chiudermi lo stadio, ma allora il problema non è se il Parma fallisce, quanto ostacolare le idee di qualcuno. Nel futuro però dovranno sopportarmi ancora”.

In terra ducale, per la verità, nessuno già lo soffre più, per questo continuo procrastinare e cambiare le carte in tavola. “Poche idee e confuse – replica subito il sindaco Pizzarotti -, non mi pare un manager di chiara fama”. Minima anche la popolarità dell’ex Ghirardi, ieri bersaglio di una “spedizione” a Carpenedolo, nel Bresciano. Cinquanta tifosi parmigiani sono partiti dal bar Gianni, in passato devastato da ultras avversari, con un pullman e su macchine, animando una scenografia gogliardica: alcuni erano vestiti da maiali, altri da preti e hanno portato una bara, con fiori e candele, all’interno c’era proprio un uomo vestito di rosa; all’esterno le scritte “Tommaso” e “president only”. “Mi faccio proteggere anche da una vigilanza privata – spiegava Ghirardi -, per essere tranquillo, con la mia compagna e mio figlio”. La digos giustamente ha impedito al gruppo di avvicinarsi alla villa del re del cuscinetti. A centinaia, invece, erano a Collecchio per l’amichevole della squadra di Donadoni e cantavano “Abbiamo Parma nel cuore”.

L’allenatore crociato e il capitano Lucarelli lamentavano di essere lasciati soli, a parte la solidarietà delle associazioni calciatori e allenatori, c’è peraltro una voce avversa alla loro battaglia e viene da Cesena. Il presidente Lugaresi insiste: “Anche Donadoni ha le sue

responsabilità: se non ricevevano lo stipendio, dovevano denunciarlo già in ottobre, tutto questo tempo perso è un danno per i tifosi e la città. La stessa Aic si comporta in maniera dilettantistica e in forte ritardo, fingeva di non sapere, pur essendo in consiglio federale”.

Lugaresi avrebbe iniziato la partita con l’Udinese alle 15. “Per rispetto dei tifosi e di tutte le società che lavorano seriamente come noi. L’arbitro parla di un comunicato dalla federazione per quei 15′ di ritardo, la Lega neanche ci aveva avvisato”. Lugaresi ostenta il suo budget annuale di appena due milioni, mentre il Parma per anni si è indebitato: “I passaggi tra presidenti sono stati ridicoli, l’ex Ghirardi e il dg Leonardi sono i primi responsabili della situazione: quando si combinano guai, bisogna rimanere e fronteggiarli”. Lucarelli gli risponde: “Questa è la Lega calcio… Si potrebbe imporre l’obbligatorietà mensile, anzichè trimestrale, per gli stipendi”.

Il Parma ha un debito di un milione e 400mila euro nei confronti del comune per il Tardini, oggi il sindaco Pizzarotti valuterà con che soldi riaprirlo per la gara di domenica con l’Atalanta. Domani incontrerà Tommasi (Aic) per ottenere soldi per i giocatori, mentre dal consiglio di Lega di venerdì si aspettano alcuni milioni indispensabili per consentire alla squadra la chiusura della stagione. Solo così si eviterà il terzo rinvio di fila.

Vanni Zagnoli

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