L’integralità del pezzo per il Messaggero, di oggi
Parma
Per capire nelle mani di chi è finito il Parma basta un particolare. Venerdì sera il presidente Giampietro Manenti, dopo avere rischiato di essere linciato da alcuni tifosi, è arrivato alla sua macchina, una Citroen C3, e la polizia municipale gliel’ha sequestrata per 1900 euro complessivi di multe non pagate. Così è rimasto appiedato, assieme alla collaboratrice. “Rende bene l’idea del personaggio – spiega Alessandro Lucarelli, capitano crociato -. Del resto ci eravamo raccomandati: “Non promettere 50, parti da 1-2. Da mercoledì non lo vediamo, ma da 20 giorni ci ripete che sta lavorando per far arrivare quei soldi: dichiarazioni copia e incolla”.
Ecco, che credibilità può avere un faccendiere così sgangherato, che accumula contravvenzioni a raffica e magari neanche ha i soldi per pagarle?
Ieri a Collecchio il Parma si è allenato regolarmente, nonostante il rinvio ottenuto per la gara di Marassi con il Genoa. Il tecnico che piaceva anche alla Roma, prima di Garcia, e alla Lazio, prima di Pioli, riprende la parola dopo lo 0-0 dell’Olimpico che ai giallorossi aveva portato via una speranza di scudetto. “Non ho ancora sentito nessuno – racconta – che abbia ammesso qualche errore. La responsabilità della situazione non è solo di chi l’ha portata in queste condizioni. Sono stanco di vedere messe toppe, perchè poi si scuciono, si intervenga in maniera radicale”.
Il gruppo gialloblù vorrebbe un proprietario vero e un aiuto reale da federazione e Lega. Le punture arrivano come sempre da Lucarelli. “Nessuno ci ha chiamati, escluso dalle associazioni calciatori e allenatori, con 2-3 telefonate del presidente Ulivieri al mister. Nessuno dei vertici federali si è schiodato dalla poltrona, per questo non giochiamo: avevamo persino uno sponsor, ci avrebbe coperto i costi della trasferta. Perchè l’assemblea è stata calendariata per il 6 marzo, se neanche sappiamo se arriveremo a quella data? Venerdì poi ci mettiamo a sedere e valuteremo il da farsi”.
Insomma potrebbe essere rimandata anche la gara di domenica al Tardini, con l’Atalanta. “Non è facile restare a guardare, l’unica valvola di sfogo della nostra settimana è proprio la partita. Niente ripicche, ci battiamo anche per i colleghi di Lega Pro nelle nostre condizioni”.
Donadoni si espone volentieri al rischio di squalifiche o penalizzazioni. “Siamo una nave alla deriva, ma qualcun altro si deve vergognare, tipo chi accomoda le partite, non noi. Ci sono lacune nelle norme federali, il sistema va rivisto”. Lucarelli pensa ai ragazzi del settore giovanile: “Fuori dai cancelli ci sono avvoltoi”. Ovvero procuratori pronti a far affari con giovani che diventeranno proprietari del cartellino.
L’allenatore azzecca la metafora: “Siamo come la carogna in mezzo al deserto, fa male accorgersi che attorno ci sono avvoltoi e sciacalli. Abbiamo ancora la speranza che qualcosa di positivo accada, entro la data di scadenza”. Ovvero di fallimento, del 19 marzo. “Bisogna dare continuità al Parma a lungo raggio – insiste Lucarelli -, non traghettarlo a fine stagione e poi lasciarlo morire”.
Il tecnico ripensa all’esclusione dall’Europa league. “Fossimo andati in coppa, gli organi della Uefa avrebbero messo il naso in una situazione disastrosa e allora anche le istituzioni italiane avrebbero dovuto offrire risposte: ho il dubbio forte che la soluzione più comoda fosse la mancata iscrizione”.
Fanno sorridere le panchine portate via dagli spogliatoi del Tardini e il conto della farmacia pagato da Donadoni con la sua carta di credito. “Da fuori ci si può anche fare due risate. Chiunque spende in farmacia, per stare meglio. Il problema è che diventiamo veramente ridicoli agli occhi del mondo”. Un dato lo colpisce. “In questi anni da Parma sono transitati 1300-1400 giocatori, numeri fuori da ogni logica. Peraltro, da mesi ripeto che dobbiamo ragionare da proprietari del club, pur senza averne le chiavi”.
Intanto la Lega smentisce la possibilità di poter anticipare al Parma il cosiddetto paracadute retrocessione, per consentirgli di terminare la stagione.
Vanni Zagnoli