La parola fine è stata messa ieri mattina, con il fallimento della gestione Massimo Mezzaroma, di cui Lotito divenne cognato. Il Siena calcio è stato una bella storia di questo millennio, molto italiana. I bianconeri si erano affacciati in A con Papadopulo, artefice della prima di 6 salvezze di fila, con pochi stranieri. Le altre permanenze furono autografate da De Canio (2, subentrato a Simoni), Beretta (2, esonerato Mandorlini), Giampaolo (licenziatoper Baroni e poi per Malesani, con retrocessione) e da Sannino, con tanto di semifinale di coppa Italia.
Era una storia all’italiana perchè i soldi in realtà non c’erano e e quelli che c’erano venivano soprattutto dal MontePaschi, finito male anche nel basket. Il presidente Paolo De Luca è scomparso, aveva portato la prima serie A allo stadio Artemio Franchi, poi ribattezzata Mps arena, neanche fosse pallacanestro, appunto. Arrivò un tale Giovanni Lombardi Stronati, che pure salvò la squadra in serie A, con Beretta, e infine Mezzaroma, quel presidente alto e con gli occhialini, che a Roma aveva vinto una coppa europea nel volley. La famiglia di costruttori era stata anche in giallorosso, ai tempi di Ciarrapico, il re delle acque minerali, inizio anni ’90. Peccato che al telefonino non risponda o chiuda, per non spiegare quei 20 milioni di debiti, eredità anche di Stronati.
Il Siena in serie A si è salvato in tutto 7 volte, con i ds Nelso Ricci, Perinetti e Gerolin, è stata una bella storia anche televisiva, con l’algida Valentina ospite rituale a Quelli che il calcio e vista pure a Controcampo. Mamma inglese, carnagione chiara, rossetto vistoso, era l’immagine seducente di una provinciale difensiva e dignitosa. Idillio terminato quando la banca che ebbe Luciano Pavarotti come testimonial finì in malora, emerse il nero anche della verbena, ovvero della società di basket, con quegli 8 scudetti di fila drogati dal nero contabile, per il quale è indagato anche l’ex ct Pianigiani. Sull’ex presidente Ferdinando Minucci fa da scudo l’avvocato Biancolella, che è pure il legale di Tanzi, da anni chiediamo di intervistarlo per capire se quei titoli biancoverdi meritano di restare in bacheca. A proposito, ieri sono ritornati, dopo il fallimento e l’asta, grazie a Piero Ricci, presidente della Mens Sana.
Nel calcio la grandeur era inferiore, Mezzaroma finì in B e risalì grazie alle sfuriate di Antonio Conte. Memorabile quando disse: “Qui è tutto dovuto, ringraziate Dio che c’è Conte”.
Oggi il Siena è in Lega Pro, era finito in D, ma in fondo la Robur vanta appena 9 campionati di A e 16 di B, il resto è stata tutta nell’ex C e persino in D. Il presidente da un anno e mezzo è il finanziere Antonio Ponte, fratello minore di Raimondo, ex calciatore della Svizzera, con interessi in Sudafrica. E’ sesto, con l’allenatore Guido Carboni, appena subentrato ad Atzori. E la pallacanestro in LegAdue è lontana dalla promozione.
Vanni Zagnoli