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Di Vanni Zagnoli
Carpi (Modena) Beppe Sannino, 58 anni, napoletano di Ottaviano, ha diretto ieri i primi allenamenti con il Carpi, stamattina è stato presentato, ai tifosi però l’esonero di Castori non è andato giù. “cAstori immortAle”, recitano alcuni striscioni nella città di Dorando Pietri, alludendo alla frase d’addio del tecnico della promozione in A, che si accomiatato così: “A quel manipolo di fantastici ragazzi che ho avuto la fortuna di allenare lascio un messaggio: non preoccupatevi, cari ragazzi, noi siamo gli immortali”.
Castori ricorda la festa del 28 aprile. “Quella sera gli anonimi, i poveri, gli ultimi, quelli che hanno fatto la vera gavetta, diventarono i primi, perché erano semplicemente i migliori e tutti lo dovevano accettare”.
Ora sono gli ultras a non accettare il licenziamento. E’ significativo il comunicato dei “Guidati dal lambrusco”, nome che ne testimonia l’atipicità. “La squadra che aveva vinto la serie B facendo 80 punti è stata messa in soffitta dal nuovo direttore sportivo (Sean Sogliano), diversamente da quanto fatto da Palermo ed Empoli, ultimi vincitori del campionato. Ne è stata costruita un’altra, priva almeno di qualità a metà campo e di sicurezza in porta. Il tempo non è stato concesso a mister Castori, scaricato alla vigilia dell’arrivo di qualche rinforzo tra gli svincolati e prima di alcune partite più abbordabili, magari giusto per non rischiare che ne vincesse qualcuna…”.
Va detto che la proprietà Gaudì (Stefano Bonacini, Roberto Marani) e il presidente Claudio Caliumi avevano liquidato in estate o alle prime difficoltà tutti i tecnici che avevano ottenuto le 3 promozioni o anche chi le aveva sfiorate.
Sannino, come si cala in questo clima?
“Capisco che fa male l’esonero di una persona straordinaria come Castori, che qui ha raggiunto il grande traguardo. Fa parte del nostro mestiere la scelta della società, fra l’altro abbiamo un percorso comune, dal basso. Ha lasciato un gruppo di ragazzi volenterosi, se centreremo la salvezza un po’ di merito suo ci sarà anche qui. La classifica ci impone di lavorare, servono l’atteggiamento propositivo”.
Il suo arrivo era considerato probabile già da agosto, A quando risalgono i contatti?
“Con il ds Sogliano ho lavorato solo nel Varese, ci siamo incontrati nel 2009-10. Venivo da due campionati vinti, subentrai a Carmignani con la squadra ultima in serie C2, a 2 punti, e fummo promossi. Trovai un nugolo di giovani che poi vinse anche la C1 e sfiorammo le finali playoff in B. L’amicizia è una cosa, il lavoro un altro e il ds fra l’altro ci mette sempre la faccia. Ho accettato la sua proposta con poche parole”.
L’alternativa era Devis Mangia, che aveva lavorato con Sogliano a Palermo. Ma come definisce l’erede di Cristiano Giuntoli, passato al Napoli?
“E’ una persona leale, ha fatto il suo percorso, sostenuto dai risultati. Nonostante quel ciclo di rilievo ci furono scontri, fra noi: del resto le vittorie annebbiano e a volte sono di Pirro. La sconfitta invece può far crescere: ecco, Sogliano vuole vedere sempre una crescita. Io non parto in una situazione di privilegio, in fondo ho sempre dovuto dimostrare. Ascolto, osservo, sono qui per compiere scelte”.
All’epoca restò imbattuto per 54 gare interne di fila, allo stadio Ossola. Ora il Carpi neanche gioca in casa, nel senso che è dovuto emigrare a Modena.
“La nostra casa nel fine settimana è lo stadio Braglia, ma ci alleniamo al Cabassi. Giochiamo in un giorno diverso rispetto al Modena, il calore della gente già c’era con Castori. Questa città e la relativa squadra a detta di tutti sono fra le pretendenti alla retrocessione, la motivazione deve spingerci verso il quart’ultimo posto, con un’organizzazione di gioco capace di conquistare la salvezza”.
Al Siena toccò il punto più alto della carriera, tre anni e mezzo fa impegnò il Napoli al San Paolo nella semifinale di coppa Italia.
“Andai al posto di Conte, che l’aveva promosso in A. Ero all’esordio, mi scelsero per il carattere, c’erano ragazzi straordinari e la piazza ci aiutò. Gaetano D’Agostino (adesso alla Lupa Roma, ndr) era il giocatore più importante e pagato ma ebbe difficoltà fisiche. Veniva da grandi squadre, capì che dovevamo correre per salvarci. La corsa iniziò all’interno dello spogliatoio, conquistammo 44 punti, perdendo le ultime due partite, a traguardo tagliato. Chiudemmo con la 5^ miglior difesa e due attaccanti in doppia cifra, Destro e Calaiò”.
Da allora ha inanellato esoneri (al Palermo e al Chievo) e dimissioni (al Watford e al Catania).
“In rosanero l’esperienza è stata bellissima e pure a Catania. Le esperienze vanno vissute da dentro, al di là dell’esito. Nella serie B inglese lasciai da secondo in classifica, a un punto dal Norwich, e il patron Pozzo voleva trattenermi”.
Ma come può salvare l’ultima in classifica, con 2 punti in 6 gare?
“Mi auguro di scrivere una pagina importante. Non posso fare maglie per la gara di sabato, con il Torino. Complice la sosta, saranno i 15 giorni di lavoro successivi a portare un’identità. Con un lavoro certosino e capillare, si possono imbrigliare le grandi squadre”.
Castori c’era riuscito, con il Napoli, e quasi con l’Inter e la Fiorentina…
“Ripenso a Conte: a Siena stravinse il campionato di B con il 4-2-4, la A però è diversa, non si può giocare con tutti nella metà campo offensiva. Serve togliere l’io e mettere il noi. Conta stare vicini, sul campo. Se i biancorossi lo capiranno, si divertiranno e possono crescere come calciatori. A me non piace aspettare la morte con gli occhi aperti, amo sfidare e sovvertire i pronostici negativi”.