Il Messaggero, basket. Amedeo Della Valle: «Sacchetti non limita il talento, Pianigiani e Messina curavano i dettagli ma con altre idee. La pesca e i messaggi notturni della presidentessa. Avere una presidentessa. L’America, i college e le università. Torino e Alba, Casale e Reggio, papà e LeBron. L’Eurochallenge e l’Eurocup, Hackett e un procuratore serbo”

Amedeo Della Valle è l’unico italiano nei quintetti delle coppe (corrieredellosport.it)

La prima stesura dell’intervista ad Amedeo Della Valle, per Il Messaggero

https://sport.ilmessaggero.it/basket/amedeo_della_valle_l_italia_di_sacchetti_non_limita_il_talento-3656711.html

Reggio Emilia
Amedeo, perde mai la testa? “Diverse cose mi rendono felice. La supercoppa vinto a Torino, con la Reggiana, è stata un grande successo. Come la semifinale raggiunta in Eurocup”. Neanche fuori dal campo? “Cerco di essere professionale, di rientrare nelle righe. E’ questione di carattere”.
Ma quella faccia cattiva? “Nulla di pensato, fu un’espressione istintiva. Era gara-5 della finale scudetto con Sassari, divenne uno slogan, una maglietta”.
Fu lo snodo della carriera di Amedeo Della Valle e della storia di Reggio Emilia, tre anni fa, vinse la Dinamo alla 7^, con Romeo Sacchetti in panchina, ovvero il ct azzurro, che fa di Adv il leader. “Cerca di metterti nelle migliori condizioni possibili, non limita il tuo talento, fa giocare il più libero possibile”.
Amedeo è il santo tiratore del basket italiano, lo incrociamo da 4 anni, dagli spogliatoi del palaBigi. Saluta papà Carlo, familiari e amici e magari il procuratore. Occhiali e riccioli, è il miglior italiano della serie A, per continuità, da quando è a Reggio, Pianigiani e Messina non se n’erano accorti. “Erano basati sui dettagli e su determinate idee”.
Ovvero difesa e fisicità, soprattutto il catanese vice in Nba. Chi è il più bravo coach, per la difesa?
“La strategia conta, ma è fondamentale il sacrificio, non basta uno specialista, serve l’applicazione del quintetto”.
Amedeo palleggia, si arresta da ogni posizione e spara a canestro, ma difende?
“Devo migliorare, come in altro, ci lavoro”.
Se papà Carlo era il marchese, tre volte semifinalista con Torino, playmaker atipico, lei?
“Nessun nomignolo, solo Ame”.
Senza di lui sarebbe diventato Amedeo?
“Ha influito, certo, e in positivo. Mi segue sempre, in parterre”.
Dalle tribune cose le urlano per scoraggiarla?
“Frasi censurabili. In trasferta arrivano”.
A chi si ispira, a chi somiglia?
“Ho tanti modelli diversi, uno solo non ha senso. Apprezzo il sacrificio di atleti e nuotatori”.
Abita a nemmeno mezzo chilometro dal pala Giulio Bigi, come passa il tempo libero?
“Mi riposo, per reggere la stagione, lunghissima. Ogni tanto vado a pescare, quando c’è bel tempo, vicino alla città”.
E’ nel miglior quintetto di Eurocup, grazie alla semifinale di Reggio, persa 2-0 contro Kuban, a quando l’Eurolega?
“Non saprei, davvero. Ho simpatia per il Fenerbahce, per il reggiano Nicolò Melli e per Datome, i turchi sono ad alti livelli, campioni d’Europa e adesso secondi nel girone”.
Ma è giusto che chi vince lo scudetto non vada in Eurolega, che partecipi Milano, a prescindere?
“La regola è molto particolare, tuttavia impianto e organizzazione vengono prima di ogni altra cosa”.
Chi tiene in Nba?
“Sono tifoso di LeBron James, quindi di Cleveland”.
Ecco, l’mvp è 113 chili. Lei come farebbe in America, con i suoi 86?
“C’è chi basa molto sul fisico, io punto sulla dinamica e la tecnica, tutte e 3 le peculiarità sarebbero il massimo. Occorre inoltre essere forti mentalmente e saper leggere il gioco”.
E’ pentito di avere ascoltato i messaggi notturni della presidentessa Licia Ferrarini?
“Sono felice di essere rimasto a Reggio. Dal 2011, con il ritorno in A, ha sempre centrato i playoff e le final8 di coppa Italia, escluso quest’anno, e l’8^ piazza resta alla portata”.
Anche Brescia ha una presidentessa, Graziella Bragaglio, danno qualcosa in più?
“Una loro impronta, lo stile nei rapporti”.
Ma come ha resistito alla corte di Torino?
“Io fra l’altro sono di Alba, 30-40mila abitanti, nel Cuneese, e sono cresciuto nel Casale Monferrato, con Marco Crespi in panchina e Lorenzo Pansa coach giovanile, ma ho il contratto qui, sino al 2019”.
Andò a studiare a Las Vegas, Nevada, in high school, e poi in Ohio, sino a 21 anni, all’università.
“Anche papà spinse per gli Usa, quel triennio è stato determinante, anche per Daniel Hackett. Federico Mussini è rientrato da due anni, adesso è in prestito in A2, a Trieste. A St. Buckeyes mi sono abituato al gioco fisico, sulla scelta incise la grandezza del college. Seguo ancora Gonzaga, per il coach Riccardo Fois, che mi pure mi aveva reclutato”.
Qual è stata la miglior partita della carriera?
“Con la Croazia, in nazionale, pochi mesi fa. Ora sono titolare per le assenze, ma anche per le scelte del ct”.
Quali compagni di stanza ha?
“In nazionale Hackett, adesso Gaspardo, a Reggio si cambia”.
Andate in ritiro solo in trasferta, entrano procuratori e fidanzate?
“Mai. E’ per fare squadra, per il bene comune”.
Toro e Juve?
“Non seguo il calcio”.
Aveva l’ex trevigiano Massimo Iacopini, come procuratore, perchè è passato al serbo Misko Raznatovic?
“Mi ha convinto il progetto”.
Alessandro Gentile è il Lebron italiano?
“Viene da annate difficili, alla Virtus Bologna è in grande ripresa. La dinamica del tiro lo condiziona ancora, ci lavora. Possiamo coesistere, in azzurro”.
Datome prevedeva Aradori come 6° italiano in Nba. Quando sarà?
“Arriverà, di sicuro, qualcuno, non so dire quando nè chi”.
Della Valle, è fidanzato?
“No. E non facciamo gossip”.
Vanni Zagnoli

Da “Il Messaggero”

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