Gianmarco dopo Larissa. Gianmarco e Larissa. Sono i volti dei tricolori indoor di Ancona, le facce da medaglia per Tokyo, con un’esuberanza comune nei salti e il dna dei genitori. Anche Marco Tamberi era atleta e allena Gianmarco, nell’alto. I Tamberi, gli Iapichino (con Fiona May) fanno venire in mente le famiglie Ottoz e Frinolli.
Ad Ancona Gimbo è sulla pedana di casa, sale a 2,35, primo nelle liste mondiali dell’anno, aggiunge un centimetro alla misura di mercoledì a Torun (Polonia) e poi non eguaglia il primato italiano al coperto, 2,38, di 5 anni fa.
In sei salti, senza errori e con pulizia tecnica, arriva alla misura che gli mancava proprio dal 2016, quando fu oro mondiale indoor a Portland e poi europeo ad Amsterdam. Quindi quel 2,39 di Montecarlo, prima dell’infortunio che gli costò Rio. Era secondo nel ranking mondiale, tale è tornato anche la scorsa stagione all’aperto, con 2,30, sghemba per il covid, e adesso è lassù. Sarà la nostra stella sempre a Torun, agli Europei indoor.
«Questo 2,35 – racconta ad Atletica tv – vale tanto, per come l’ho fatto, fa sperare. Fra due settimane l’Euro al coperto è un passaggio fondamentale, da non ‘cannare’ sulla strada del Giappone».
E’ un centimetro avanti al bielorusso Nedasekau e all’ucraino Protsenko. Ha ricevuto insulti perchè a suo tempo era stato perentorio nei confronti di Schwazer, parlando di “vergogna dell’Italia e di squalifica a vita“. «Lo sport deve essere pulito e su questo non mi muoverò mai di un centimetro – aveva detto dopo la riabilitazione del marcatore -. Ma se è stato incastrato sarebbe da brividi, 20 volte più doloroso del mio infortunio».
E così i fans sui social si sono scatenati. «Negli ultimi giorni ho subito di tutto, con l’effetto di incubi notturni, a parlarne mi viene da piangere».
In cinque gare al coperto, quest’anno, mai è sceso sotto il 2,31. «Sento di dovermi prendere le soddisfazioni che cerco da tanto. Ho esultato un po’ troppo ma avevo da buttar fuori tanta rabbia».
Si prende un’ammonizione perché rimane a torso nudo in pedana, neanche fosse nel calcio, in atletica è rarissimo. ”Questa prestazione chiude un quinquennio difficilissimo, sono tornato il saltatore che volevo essere dopo l’infortunio».
Anche Larissa Iapichino nel lungo è la numero uno al mondo, ma a 20 anni. «E’ stata pazzesca, da brividi: è il presente e il futuro dell’atletica italiana».
Ex Fiamme Gialle, Tamberi a Natale è passato dall’Abruzzo (Vomano) al Veneto (San Vendemiano, Treviso), con un ingaggio superiore ma anche per il progetto Atl-Etica, promotore dei valori Aics. Sabato, l’altista friulana Alessia Trost è salita a 1,92, mancando di pochissimo l’1,96 che l’avrebbe qualificata per Tokyo.
Gli assoluti sono impreziositi dal primato tricolore nell’eptathlon di Dario Dester, 20 anni e 6076 punti, ha battuto Frullani, superato anche da Cairoli, dopo undici anni. Sui 60, titolo scontato per Jacobs, meno per Vittoria Fontana. Il mezzofondo è del 20enne Pietro Arese, con 1500 (li gareggerà in Polonia) e 3mila. La padovana Chiara Rosa è al 28° titolo fra aperto e indoor.
Vanni Zagnoli
Da “Il Messaggero”