L’integralità, la prima stesura del racconto del derby veronese.
Vanni Zagnoli
“Chievo, Chievo, Chievo…”, urlano sotto la tribuna gli affezionati del Ceo. Capi coro sono una signora di mezza età e un anziano, guardano su verso la tribuna, anche stampa, e chiamano l’incitamento nelle partite casalinghe dei gialloblù espressione del quartiere di 8mila abitanti. Al Bentegodi stasera c’è il derby, l’impianto rifatto per Italia 90 vibrerà per la stracittadina di nordest. C’è gogliardia, “W la diga”, per un doppiosenso pecoreccio evitabile. Nel 1996 visse riverberi di razzismo, con il pupazzo dell’olandese Ferrer issato in tribuna, cosi saltò il tesseramento dell’olandese di colore. Come di Rosenthal, israeliano ex Liverpool, annunciato dall’Udinese e poi congedato.
Quando gioca il Ceo, il contesto è da Sassuolo a Reggio (senza grandi avversarie), da Carpi a Modena (sempre), ovvero pubblico limitato (il ds Luca Nember non comunica paganti, abbonati e incasso) e il contorno intimo ma caloroso. Il Verona, viceversa, ha sesto pubblico d’Italia, per un Veneto caldo quanto il sud. Ecco, il derby di Verona è il più squilibrato d’Italia, fatturato e pubblico sono agli antipodi, mentre a Genova e Torino, Milano e Roma la forbice al massimo è di due terzi (Genoa, Roma) a uno (Sampdoria, Lazio).
L’avvio di stagione propone la capoeira delle stracittadine, la piroetta delle gerarchie, a testa in giù: il Torino è in zona Champions e la Juve ha una classifica da Toro medio. La Lazio fatica, ha subito tre goleade, coppa compresa, eppure è davanti alla Rometta di Garcia, e il Milan di Mihajlovic ha solo la grinta ostenta dal serbo, in più di Lord Inzaghi. Il vero differenziale monstre è in riva all’Adige, 11 punti (Chievo) a 3(Hellas). Maran con l’assonante vice Maraner (rientrano a casa in macchina assieme, dalle trasferte), rifugge i complimenti, ostenta il miglior pressing d’Italia e anche giocatori di talento. Simone Pepe viene dalla Juve ma da tre stagioni angustiate da problemi fisici: “Vissi il derby di Roma da tifoso – racconta l’esterno – e quello torinese. Sono tutti particolari, fanno storia a sè e non è un luogo comune. Mi fa strano essere davanti alla Juve non solo all’Hellas, non è un parziale veritiero, perchè siamo da salvezza. Non facciamo la corsa al primato cittadino. Esistono analogie tra la presidenza Luca Campedelli, in carica da quando aveva 25 anni, e Andrea Agnelli: è il tramandarsi di padre in figlio, bello. Il Chievo è in serie A da 15 anni, con una sola retrocessione, la Juve fa la storia”.
Detto er chiacchiera, Pepe era stato impostato persino da regista, da Lippi (alla Padoin…) e in Sudafrica 2010 assieme a Iaquinta fu l’unico giocatore offensivo sempre in campo. Un errore dell’ex ct campione del mondo: “Penso a essere titolare nel Chievo, Conte mi conosce benissimo. Sono realista, in tanti sono più bravi di me, da un triennio”. Stasera il Ceo vorrà essere più bravo del Verona, allontanarlo dalla salvezza, 30 anni dopo lo scudetto.