Vanni Zagnoli
Pesaro Urbino
Il vero dramma non è solo la morte a 59 anni e 30 chili di peso, è che in paese nessuno pensava vivesse ancora, da quasi mezzo secolo.
E’ una storia da film, di un’altra Italia lontana dalle luci del divertimentificio della zona, lontana da bellezza e intrattenimento, dal successo di tanti romagnoli e marchigiani. E’ isolamento e ripiegarsi su se stessi.
La Procura di Urbino indaga sul decesso di Luciana Simoncelli, 59 anni, nella casa dove abitava con la madre Domenica e la sorella Valentina, a Serravalle di Carda, 300 abitanti nel comune di Apecchio. Della signora nessuno sapeva più. Gli ultimi ricordi che in paese qualche abitante risalgono a quando non era neanche adolescente, era una normalissima bimba di 12 anni. Poi più nulla. La riscoperta è stata sabato notte quando la madre ha chiamato la guardia medica dicendo che Luciana non stava bene. All’arrivo nell’abitazione, il medico ha riscontrato il decesso, attestando che era avvenuto per cause naturali. Il medico di famiglia, Massimo Valentini, chiamato lunedì a riconoscere la vittima in obitorio, aggiunge mistero a una vicenda già oscura: “In 30 anni era la prima volta che la vedevo. Non avevo la possibilità di visitarla per l’opposizione della madre”. L’ha vista in uno stato di acuto denutrimento, era arrivata a pesare 30 kg. Per questo è stata chiesta l’autopsia. Ieri i carabinieri di Apecchio sono andati nella casa per raccogliere elementi, appurare cosa sia accaduto e inviare una prima relazione alla procura. E’ probabile che vengano indagate mamma e sorella, per avere acconsentito a Luciana di evitare di mangiare e di essere seguita dagli assistenti sociali. Toccava al medico di famiglia avvisarli e anch’egli rischia di essere inquisito. Intanto ha bloccato il funerale per l’autopsia.
Per 47 anni, insomma, non è mai uscita di casa, depressione su depressione, sua e di sicuro di mamma e sorella (nubile) conniventi.
«E’ una vicenda sicuramente fuori dal comune – confessa il dottor Valentini -. Era una mia mutuata, ma ogni volta che chiedevo di visitarla arrivava il no della madre: ‘Mia figlia non ha piacere di vedere nessuno, dunque nemmeno lei dottore, mi dispiace’. Era a un metro da me, dietro a una porta, ma dovevo fermarmi».
Come esiste il ricovero coatto, per chi magari rifiuta di essere seguito, esiste di certo anche la visita coatta. “Ho chiesto spesso il perché di questa reclusione in casa – conclude il medico di base -, ma la madre mi ha garantito che la figlia stava bene: sbriga le faccende domestiche, fa l’uncinetto e guarda la tv. A lei bastava così”.
Ha voluto vivere nella sua stanza, quasi sempre con le finestre chiuse, confortata dalla madre, 85enne, vedova da tempo, dalla sorella minore e dal fratello che vive in un altro paese.
Ieri la visita dei carabinieri, con interrogatorio dei parenti, nella località montana, verso il passo di Bocca Seriola, in direzione Umbria, Città di Castello. Le responsabilità sono anche del primo medico che aveva seguito Luciana dall’adolescenza ai quasi 30 anni, senza accorgersi dei prodromi della malattia. Depressione degenerata in anoressia e pure in qualcosa di organico.
Da “Il Giornale”