Vanni Zagnoli
Luciano Spalletti si ripresenta a Roma dopo quasi sei anni e mezzo. Aveva lasciato con due sconfitte, nel settembre 2009, a Ranieri. Nello Zenit si aggiudicò 4 trofei russi, venne esonerato per aver vinto una partita delle ultime 11. Più o meno come Rudi Garcia, un successo in 10 gare, coppe comprese. A Trigoria Spalletti sorride, tuta bianca e barba brizzolata. Sentimenti. “Ho accettato la Roma anche perché me lo hanno chiesto i miei tre figli, tifosi speciali”. Niente alibi: “Abbiamo una sola strada: vincere subito, in caso contrario sarebbe un problema. Mi aspetto una reazione fortissima, vedo i ragazzi attenti. E’ importante la testa, non si può rifare la preparazione…”.
Chi è davanti… “corre forte e gioca bene. Per la risalita occorre riappropriarci delle qualità: siamo una grande squadra, abbiamo una grande società, l’allenatore deve fare meno danni possibili e la curva sud ruggire, strapiena. L’Olimpico mezzo vuoto ferisce”. Il buono di Garcia: “Ha fatto partite splendide e quanto doveva, lascia dei record. Io voglio cambiare qualcosa e offrire un calcio riconoscibile”. Ancelotti ha chiesto di 2-3 centrocampisti: “La forza parte dal centrocampo, il nostro è fantastico e anche Strootman sta recuperando. Sono amico di grandissimi allenatori, in due mi hanno fatto l’in bocca al lupo, uno è Carlo”.
Il 4-2-3-1 era “eccitante, ma ora si può fare qualcosa di differente”. Anche per Dzeko. “Lo avrei scelto pure io, come centravanti”. Il falso nueve era Totti, ma non aveva 39 anni… “Farò come nella mia prima esperienza, non ne disturberò il talento: gli avevo dato anche più di quanto avevo, trasferirà alla squadra la passione della città; tratterà il rinnovo con il presidente Pallotta”. Da gratificare rapidamente: “A Miami mi ha accolto con una maglietta giallorossa molto aderente, gliene porterò una più grande, significherebbe che siamo cresciuti”.
A cura di Alessandro Mazzarino