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Lui aveva molestato la figlia della fidanzata, per questo lei aveva troncato il rapporto.
L’aveva denunciato qualche mese fa, anche per violenza sessuale, nei confronti della sedicenne, l’uomo non si è mai arreso, l’ha uccisa e ne ha bruciato il corpo. L’hanno preso a Ventimiglia, dov’era in fuga. È stato M’hamed Chamekh, 41 anni, a uccidere la marocchina Atika Gharib, 32 anni, residente a Ferrara, trovata carbonizzata martedì, nel Bolognese.
Nelle campagne di Castello d’Argile, l’incendio si era sviluppato fra la notte di domenica e lunedì e il cadavere della donna era stato trovato l’indomani, sotto le macerie. Atika era scomparsa tre giorni fa, le indagini si sono proiettate subito sull’ex, che si sospettava fuggito in Francia, dai parenti. Inizialmente erano aperte tutte le piste, dall’incidente al suicidio, sino all’omicidio, finché la procura di Bologna ha aperto un fascicolo per omicidio e distruzione di cadavere con quell’unico indagato.
Quel cascinale abbandonato era frequentato periodicamente dalla marocchina e dal compagno, l’aveva riportata là per un probabile ultimo confronto, per tornare insieme. Lei l’aveva denunciato per molestie, all’adolescente di 16 anni avuta da una relazione precedente, ottenendo anche il provvedimento di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati assieme alla ragazzina. Le attenzioni erano sempre più spinte, arriva a denunciarlo per violenza sessuale. La storia avanza, nonostante le accuse e le denunce, sino alla rottura, inevitabile. Il magrebino ha continuato a importunarla, con telefonate e appostamenti, magari a distanza, per evitare di infrangere il provvedimento di rimanerle lontana. Tre giorni fa, le ha chiesto di incontrarla con una scusa, in quel casolare in cui aveva trovato rifugio, al punto da creare un allaccio abusivo alla corrente elettrica. Il primo sospetto per il rogo era di una scintilla dovuta proprio all’allaccio abusivo, i vigili del fuoco scavano e fra le macerie trovano il cadavere. Emerge una spalla, poi il resto del corpo sepolto sotto il tetto. Lunedì mattina, l’assassino era fuggito, sotto choc, telefonando a una sorella in Marocco e a lei ha ammesso il delitto, così la stessa donna ha poi avvertito un familiare della vittima in Italia. L’uomo stava cercando di espatriare, gli investigatori hanno localizzato il suo cellulare in Liguria, è stato relativamente facile braccarlo. L’ha intercettato in mattinata la polizia ferroviaria ligure, a Ventimiglia, la procura di Bologna ha poi emesso il provvedimento formale di fermo richiesto dai carabinieri. È l’ennesimo femminicidio, l’interrogatorio del marocchino servirà per capire i particolari, se avesse invitato laggiù anche la sedicenne. Rimasta tragicamente orfana.
Vanni Zagnoli
Da “Il Giornale”