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Di Domenico Latagliata
Torino- Il pensiero, già da un po’, è a Berlino e solo a Berlino. Sede della finale Champions, ovviamente: dove difficilmente ci sarà però Andrea Barzagli, cui ieri è stata diagnosticata «una lesione di primo grado al retto femorale destro».
Recupero non impossibile, ma difficile: così come è arduo immaginare che Allegri decida di rischiare dal primo minuto un giocatore non al top della forma in un match dove le incognite vanno il più possibile azzerate.
Si fa sempre più strada la possibilità che la Juve sfidi il Barcellona con il 4-3-1-2: visto come è andata contro il Real Madrid e per di più al Bernabeu, non sarebbe comunque un azzardo. «Speriamo di rifare a Berlino quello che ha fatto la Nazionale nel 2006 – ha detto ieri Allegri, ricevendo il Premio Bearzot presso il Salone d’Onore del Coni -. Ma sarebbe bello vincere anche a un minuto dalla fine, perché con quelli lì…».
La frase rimane in sospeso e non c’è nemmeno da spiegare il perché. «Una cosa è certa: con loro meglio giocare una partita secca che non due. Noi siamo fiduciosi. La vittoria sarebbe la ciliegina sulla torta? Lo speriamo tutti, credo lo sperino tutti gli italiani». Qualcuno magari no. E comunque, anche in caso di sconfitta, si andrà avanti pensando alla stagione che verrà: «L’anno prossimo il campionato sarà molto più equilibrato, le avversarie si rinforzeranno e avranno voglia di rivalsa.
Vincere il quinto scudetto consecutivo sarà il primo obiettivo della prossima stagione». Il solito paragone con Conte non lo scuote: «Abbiamo vinto alla Juventus tutti e due, ma siamo diversi e non c’è uno migliore dell’altro. Io sono diverso da quando allenavo il Milan e ancora prima il Cagliari, che è stata una grande scuola. Adesso mi godo il momento, felice di allenare la Juve».