Il Giornale. Imola, falegname rumeno di 52 anni accusato dell’omicidio della moglie dopo una lite. Lui: «Non l’ho uccisa, si è sentita male»

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Vanni Zagnoli

L’ennesimo femminicidio è andato in onda nella notte, fra venerdì e sabato, a Imola. Il marito nega, si dichiara estraneo alla morte della moglie (“Si è sentita male, ho solo chiamato i soccorsi”), per gli inquirenti tuttavia non ci sono dubbi, al punto che l’hanno arrestato per omicidio volontario.

Quando una persona muore in famiglia, se non è malore o malattia, se non è rapina degenerata, il pensiero va immediatamente ai congiunti, magari per gelosia. Il movente della tragedia bolognese è da chiarire, la signora Cornelia aveva 46 anni e una bella famiglia, era romena e saltuariamente faceva la badante. Il corpo senza vita è ritrovato dal marito nella loro abitazione, in via Caterina Sforza, nel centro del paese sul fiume Santerno, noto per il gran premio di formula uno, dal 1981 al 2006. E’ proprio Ioan Pascalau a chiamare il 118 e presto diventa l’unico sospettato e perciò interrogato al comando dei carabinieri di Imola, capeggiati da Andrea Oxilia, dal pm di turno Massimiliano Rossi, insieme ai militari del nucleo investigativo di Bologna. E’ falegname, dipendente di un’azienda a Imola, racconta della moglie. “Erano le 4,30 – spiega -, ho sentito che non stava bene, ho telefonato perchè venissero a prenderla, non respirava più”.

Probabilmente dopo che l’aveva uccisa lui, a mani nude: non sono stati ritrovati corpi contundenti con cui l’abbia colpita.

Al piano superiore abita una signora, agli inquirenti riferisce di avere udito urla e rumori forti provenire dall’appartamento sottostante, nelle prime ore della mattinata: “E non era la prima volta”. All’ennesima lite, dunque, nel complesso residenziale che fa parte dell’ex convento dell’Annunziata, Ioan ha probabilmente perso la testa e l’ha ammazzata. “La situazione economica non era certamente florida”, fanno capire i vicini. Si può solo ipotizzare che lui le abbia rinfacciato di non impegnarsi abbastanza per trovare un lavoro stabile, anche perchè la coppia in Romania ha due figli maggiorenni: il maggiore è arruolato nell’esercito, la figlia lei universitaria, comunque ogni mese ricevono denari da Imola per contribuire ad automantenersi. E’ una situazione tipica di matrimoni dell’est, si fanno figli, a Bucarest e soprattutto nelle periferie c’è poco lavoro, la povertà è diffusa, si cerca fortuna in Italia e poi si fanno i salti mortali per risparmiare. Vengono lasciati ai nonni che magari non lavorano più, i contatti si tengono via skype o whatsapp. Si cercando di introitare più soldi possibili, Cornelia dava una mano ai più anziani del vicinato, li aiutava a fare la spesa e magari in cambio arrivava qualche decina di euro. 

La difesa del marito è debole, il medico arrivato sul posto constata il decesso, il corpo presenta numerose ecchimosi. Il pm e il medico legale pensano subito all’omicidio, l’interrogatorio dura un’ora, il magistrato fa accompagnare il falegname in carcere alla Dozza, con l’accusa di uxoricidio. “Si è dichiarato estraneo alla morte – dice l’avvocato Ercole Cavarretta -, avrebbe pure potuto avvalersi della facoltà di non rispondere, invece ha tenuto a parlare. Potrebbe essere stato un malore a procurare i segni sulla donna, neanche le urla sono così significative. L’autopsia offrirà il quadro più attendibile”. Domani è prevista l’udienza di convalida. 

Cornelia e Ioan erano in Italia da una decina d’anni, si erano voluti bene, non avevano abbastanza soldi per essere felici.

Da “Il Giornale”

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