La prima stesura di un pezzo delicato, sul nuoto sincronizzato e i pregiudizi sugli uomini che lo praticano. Grazie a Benny Casadei Lucchi per avere apprezzato l’idea, unico…
http://www.ilgiornale.it/news/sport/minisini-io-sincronetto-non-uccido-mascolinit-1157516.html
Questa è la prima versione, integrale e quasi intimistica, con la famiglia Minisini.
Vanni Zagnoli
In fondo basta non darci troppo peso. Perchè, come ci racconta in chat Giorgio Minisini, su facebook, non c’è paragone fra i mille sostenitori e le voci discordanti, che lo amareggiano come ragazzo di 19 anni dalle dubbie inclinazioni sessuali. Il terreno è viscido, l’azzurro vincitore di due bronzi nel sincro è fin troppo maturo e paziente, per la sua età, al tema arriviamo con calma, tutto tramite facebook, ieri avremmo voluto approfondirlo con lui e la mamma, Susanna De Angelis, sua prima allenatrice, ma non hanno riscontrato. “Lasciateci godere la seconda medaglia”, avranno pensato.
Al tema, però, a casa Minisini sono abituati, perchè qualsiasi giornalista prima o poi ci arriva, ma in questi giorni l’euforia è tale che nulla spegne il sorriso alla famiglia. E allora scriviamo, consapevoli che tutto verrà interpretato come funzionale al proselitismo su questa disciplina nuova. Di cui papà Roberto (professione macellaio) è giudice internazionale.
Dunque, nel mondo la figura del sincronetto suscita sorrisi, i pregiudizi resteranno chissà per quanto e anche a questo laziale di Ladispoli non particolarmente fisicato sono arrivati spifferi amareggianti. “Ine queste ore – racconta – un leone di tastiera scrive che la mia partecipazione ai mondiali è il primo passo per la legalizzazione dell’omicidio degli eterosessuali, il che comprenderebbe anche me… La cosa mi è poco chiara…”.
Già, esagerazioni tipiche dei social, da lontano e magari con pseudonimo è facile ironizzare, confondendo la grazia e potenza delle pose di Giorgio con l’ambiguità sessuale. “Ma il supporto è mille volte superiore ai pareri di certe persone, perciò le parole di chi è prevenuto mi scivolano addosso sono assurdità e basta. Pratico questa disciplina dai 6 anni, dunque in 13 stagioni ne ho sentite troppe”.
Neanche servirebbe precisarlo, però Minisini è fidanzato e felice. “Dall’aprile di due anni fa”. Con la sincronette Eleonora Cordeschi, allenatrice giovanile, dunque è al di sopra di ogni sospetto, ma poi che diritto abbiamo di indagare sul suo privato, in questo senso?
Il duplice bronzo non lo merita, fa da traino per questa disciplina valorizzata 6 anni fa dalla medaglia mondiale a Roma di Beatrice Adelizzi. “Bea, sei la nostra dea”, era lo striscione che campeggiava nelle gare di quell’azzurra che a 22 anni si ritirò per laurearsi in chimica, decisione rara, per lo sport di alto livello. Anche Giorgio è là in alto, dal podio dei complimenti non scenderebbe mai, con le sue donne, ovvero Manila Flamini e Mariangela Perrupato, con cui inscena binomi sensuali e fascinosi.
In fondo vari sport sono di dubbia virilità, le coreografie del pattinaggio artistico sono analoghe al piglio che Giorgio mette in acqua. Persino la ginnastica è talmente artistica, al corpo libero, da essere eccessivamente aggraziata. Come la danza, pur non essendo sport olimpico.
Ma restiamo in piscina, i tuffi. L’armonia nelle discese da piattaforma e trampolino è tale da creare icone gay o la indurre campioni a dichiararsi. Il greco-americano Greg Louganis è stato il re di ogni tempo, assieme al bolzanino Klaus Dibiasi, a 34 anni fece outing e partecipò ai gaygames. Il britannico Tom Daley ha vinto l’oro misto, a Kazan, si rivelò a 15 anni, persino Il Giornale pubblicò foto in cui abbordava ragazze in vasca, ma nel 2013 ammise relazione e convinvenza con un uomo. Altri tuffatori, ma persino pugili si sono dichiarati e la boxe mica è per signorine… Sono pugni veri. Minisini li ha sempre contenuti bene. “All’inizio – raccontava – avevo paura che mi prendessero in giro, e qualche volta è capitato. Mi aveva incoraggiato il fratello Marco, maggiore di due anni ed ex praticante. Poi era pallanostita, adesso lavora in un ristorante. “Nello spogliatoio – precisa – sono sempre da solo. E’ capitato di farmi battere da una donna, nelle giovanili, lo accetto perchè le ragazze maturano prima”.
E’ avvenuto che lo chiamino sirenetto, non impazzisce ma accetta. Si ispira all’americano Bill May, 36enne oro a Kazan, il primo a battersi perché il sincronizzato sia anche maschile. Entrambi evitano travestimenti particolari in acqua e la colla di pesce sui capelli, tipica di quelle signore dalla fronte amplificata. L’argento Maltsev aveva i capelli incollati e un costume lezioso, simile alla giacca dell’Armata rossa, ma in teoria era un segnale di mascolinità, da contrapporre alle insinuazione sull’effemminatezza e alle legge intolleranti sui gay. Nulla però sgretola le certezze di Giorgio. L’unico rammarico