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Vanni Zagnoli
Ferrara
E’ successo spesso, con caldaie difettose che trasformano una stanza in camera a gas, con splosione e vittime. Ieri è accaduto in un poligono tiro privato, a Portomaggiore, nel Ferrarese.
Forse un problema all’impianto elettrico porta alla saturazione di gas nell’ambiente, la deflagrazione provoca tre vittime e tre ustionati, poi il solaio crolla e ferisce due vigili del fuoco, tutti e 5 comunque vengono dimessi dall’ospedale.
In via Cattaneo, al secondo piano di un capannone di 400 mq, alle 9 e mezza ci sono 9 tiratori. I gas prodotti dalle esplosioni delle armi si accumulano e diventano letali, è possibile che la deflagrazione sia originata dal mancato rispetto dell’attesa, poichè il sistema di aerazione ha i suoi tempi, di espulsione dei gas. L’allarme non suona, in 6 scappano per il fumo, gli altri muoiono intossicati.
“Uno dei tiratori, al piano terra, spara, mi arriva contro una fiammata – spiega un iscritto, Mauro Castaldini, abitante vicino alla struttura -. La palla di fuoco viene dalla sagoma-bersaglio, avanza molto rapidamente: grido e mi aprono il box. Poi si scatena l’inferno. Già in un poligono di Lugo (Ravenna) presero fuoco le polveri a terra, prodotte dagli spari. Al piano superiore una porta di sicurezza viene azionata da un comando elettrico del pianterreno magari non si è aperta e chi era al primo piano è rimasto bloccato”.
“All’appello mancano tre persone”, conferma il sindaco Minarelli. A ieri sera, era impossibile entrare per il forte pericolo di crollo, oggi penetreranno i carabinieri, a cercare i corpi dei dispersi. “Servono con un braccio e una pinza – spiega l’ispettore Guzzinati, dei pompieri -, per abbattere le capriate pericolanti del tetto. Intanto abbiamo spento i focolai”. Sono escluse cause dolose: “Di certo non c’è stata alimentazione esterna di gas”, chiarisce il maggiore Rapino, dei carabinieri.
La gestione dell’impianto è dell’Asd, associazione sportiva dilettantistica, avviata due anni fa da figlio e padre, Fabio e Stefano Ghesini, appassionati di caccia. Il poligono è in un capannone giallo, ex cella frigorifera del macello comunale: divenne pasticceria, poi un laboratorio di riparazione di computer, gestito da Fabio Ghesini, sino alla conversione del 2013. Attorno ci sono abitazioni, una è costruita a parete, intanto la donna che ci vive l’ha abbandonata, facendosi ospitare da parenti.
Al pianterreno, due linee di tiro corto, per pistole, sono in funzione da due anni, l’inaugurazione delle 4 al piano superiore è recente, indotta da 250 appassionati. Del capannone resta solo l’involucro, il tetto è crollato in tutti i travetti, sono rimasti solo gli architravi semicurvi.
L’esplosione ha due precedenti, del 2008. A Pordenone si verificarono un decesso (due mesi dopo l’esplosione) e 4 feriti, che si stavano allenando nel poligono: lo scoppio avvenne all’interno della galleria di tiro e fu causato dalla saturazione di gas. A Pistoia, sempre 8 anni fa, un tiratore morì nel tsn (tiro a segno nazionale), nel rogo su una delle 4 linee per carabina da 100 metri, alimentato dal materiale di rivestimento delle pareti: la polvere da sparo si era accumulata sulle pareti, fu incendiata dalla scintilla provocata da un colpo. E forse è andata così anche in Emilia.
A cura di Alessandro Mazzarino