L’integralità dell’intervista a Beli, uscita oggi su Il Giornale. Con il grazie a Benny Casadei Lucchi e al vicedirettore Giuseppe De Bellis. E naturalmente a Elisa Guarnieri.
Vanni Zagnoli
Fra tutti gli sportivi italiani, è Marco Belinelli a giocare nella squadra più importante del mondo. In nottata ha cominciato i playoff della Nba con i campioni in carica di San Antonio, viene da una stagione tribolata con gli Spurs ma può confermare l’anello vinto un anno fa, al primo colpo. I texani hanno chiuso la stagione regolare vincendo 22 partite delle ultime 26 partite, la sconfitta nella giornata conclusiva però li ha fatti precipitare in sesta posizione, dunque il vantaggio del fattore campo nel primo turno sarà per i Los Angeles Clippers. Il parziale è di 1-1, dopo due gare in California.
Due italiani non si sono qualificati per la post season, Danilo Gallinari nonostante i suoi high career con i Denver Nuggets dopo l’infortunio, e Andrea Bargnani, in ribasso ai New York Knicks. Ce l’ha fatta Gigi Datome con i Celtics, dopo essere essere stato spedito nella lega inferiore, da Detroit. La sua Boston parte dalla 7^ posizione e l’ala barbuta ha ricevuto i complimenti di coach Brad Stevens: “E’ uno dei migliori tiratori mai visti”.
Belinelli, giocherete insieme in nazionale, come agli Europei del 2013?
“La mia volontà c’è assolutamente, sono pronto a tornare”.
Un anno fa Alessandro Gentile venne scelto al secondo giro da Minnesota, che aveva ceduto i diritti a Houston. Sarà il quinto italiano in Nba?
“Sarei contento, se uno si aggiungesse alla nostra pattuglia qui. Ha grande talento e in Italia sposta gli equilibri, a favore di Milano”.
A proposito, l’Armani aveva perso il derby di Cantù, dopo 20 vittorie di fila in campionato. E’ l’effetto Metta World Peace, stimolato dall’accusa di prevedibilità mossa dall’azzurro Tomas Ress?
“Ho giocato tante volte contro di lui, in particolare nel playoff che lo portò al titolo con i Los Angeles Lakers, io ero a New Orleans. Fisicamente è grosso, sono felice di vederlo in serie A, dalle interviste l’ho visto molto carico. Lo rispetto perchè vanta una bella carriera”.
Adesso è il numero uno al mondo è Steve Curry, il playmaker di Golden State?
“E’ fantastico, ha un talento pazzesco, gioca veramente da Dio. Il titolo di mvp della regular season glielo contende James Harden”.
Già, il “barba” degli Houston Rockets, secondi nella western conference.
“Darei il premio a Curry solo perchè la nostra conference è più difficile e ha portato al primo posto i Warrions, con 67 vittorie. Un’impresa”.
Da marzo i suoi “speroni” hanno la seconda miglior difesa del campionato e l’attacco più prolifico. E’ solo merito del recupero di Kawhi Leonard, mvp delle ultime finals?
“E’ un grande giocatore, un compagno super, per noi è fondamentale. In difesa è fantastico, marca quasi sempre il più forte degli avversari, in attacco adesso lo sfruttiamo in post basso”.
E i francesi Diaw e Parker?
“Hanno ritrovato la migliore condizione, così è cresciuta la squadra, a livello mentale e di concentrazione. Il nostro rendimento è aumentato dopo l’all star game, grazie a tante piccole cose. Vorremmo giocare sempre bene di squadra e aggressivi in difesa. Ora però arriva la parte più importante della stagione, giochiamo sempre per vincere”.
Magari in questo primo turno le capiterà di marcare il suo grande amico Chris Paul…
“Fronteggiarlo mi stimola molto. Con la sua regia, i Clippers non faticano a segnare, dobbiamo essere molto aggressivi dal primo minuto, soprattutto in difesa, sporcare qualche pallone: hanno tanti giocatori molto atletici, DeAndre Jordan, Blake Griffin e lo stesso JJ Redick”.
A fine stagione diventerà proprietario del cartellino?
“La mia freeagency rimane un punto interrogativo, è impossibile rispondere adesso. Dipenderà dalle offerte e da cosa vorranno fare gli Spurs”.
A novembre Ettore Messina sostituì Gregg Popovich sulla vostra panchina. E’ stato il primo coach europeo a vincere una partita in Nba.
“Con lui ho sempre avuto un ottimo rapporto, da quando mi ha fatto esordire in serie A alla Virtus Bologna, prima di passare alla Fortitudo. Condividendo la stagione, ho avuto l’opportunità di conoscerlo sempre di più: è un grandissimo, anche come persona. L’avevo sempre visto serio, incazzato o cose del genere, invece è anche molto simpatico, disponibile. Fondamentale non solo perchè parliamo la stessa lingua. Suggerisce consigli, sono lieto di averlo al mio fianco in questo momento. E poi è un vincente, pure in questa nuova avventura”.
A dicembre siete stati ricevuti alla Casa Bianca, il coach però era seduto tra il pubblico, in quanto non faceva parte dello staff dei campioni Nba. Dunque lei è fra i tre italiani che hanno conosciuto Obama in questi mesi: il privilegio era spettato anche al campione olimpico di tiro Campriani e al premier Renzi…
“Un momento indimenticabile, essere ospiti alla White House è fantastico e spero succeda ancora, perchè il presidente proprio riceve chi ha vinto il titolo Nba. Ha speso anche belle parole su di me, rendendo il momento ancora più particolare. Da italiano, poi, arrivargli vicino, stringere la mano alla persona più importante del mondo è stupendo, mi rende orgoglioso perchè rappresentavo l’Italia. E sono contento anche di tutti i messaggi ricevuti sui social, delle belle parole dei tifosi. Pure quelle memorabili”.
Come viene visto un italiano negli Usa?
“Sempre con simpatia. Perchè siamo famosi per i bei posti e per la cucina”.
Ora anche per i giocatori Nba. Perchè un anno fa Beli da San Giovanni in Persiceto (Bologna) si è aggiudicato la gara delle schiacciate. E adesso vuole contribuire al 6° titolo dei nerostellati, dopo i 6 di conference. Ogni volta che hanno vinto a ovest, sono arrivati all’anello. Solo nel 2013 hanno perso da favoriti, ma stavolta non lo sarebbero.