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Bologna
Il papà di Rok Mozic tamburella per due giorni, a Casalecchio di Reno. Lo schiacciatore sloveno è uno dei simboli di Verona e il padre è quasi un capo ultras, del popolo arrivato da Verona. Rana è alla prima finale in Italia (era anche alla prima semifinale), viene superata al tiebreak da Civitanova. Lube è all’ottava coppa Italia, al maschile è quel che rappresenta Conegliano fra le donne, ovvero un paese vincente. Solo che c’è da un quarto di secolo e, soprattutto, ha perso tanto. “Abbiamo ringiovanito la rosa – racconta Fabio Giulianelli, ad delle Cucine -, si può vincere anche senza esagerare nelle spese”. Perugia veniva da 4 trofei in serie, punta alla prima Champions ma si è arresa sabato ai gialloblù. Verona ha l’unica proprietà straniera del volley italiano, è di un fondo svizzero controllato da un magnate bulgaro, rimasto a lungo a parlare con il presidente Fanini, anche vice di Lega. Rana perde a 24 il primo set, nettamente il secondo, si aggiudica di slancio gli altri due e nello spareggio mai dà la sensazione di arrivare ai vantaggi. Il pubblico arrivato dall’Adige ringrazia i quasi eroi, partendo dal palleggiatore Abaev: “Sono un russo di m…”, confessa, alludendo all’indentificazione popolare con Putin e la guerra. Il maliano Keita il più grande personaggio della nostra pallavolo, oggi. L’opposto è danese, Jensen, i centrali Zingel, australiano, e Cortesia, trevigiano già azzurro. Mvp è il padovano Fabio Balaso, è rarissimo che un libero venga premiato a livello assoluto. E’ il primo trofeo per Giampaolo Medei, dopo 7 finali perse nelle Mrche. I nostri migliori nella due giorni: Boninfante (regista, Lube), bande Keita (Verona) e Bottolo (L), centrali Flavio (Trento) e Gargiulo (L); nessuno opposto convince.
Al femminile, Talmassons sabato batte 3-0 Pinerolo, spera nella salvezza. Conegliano non concede set a Chieri, resiste a punteggio pieno.
Silvia Gilioli