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Il Verona è la società di serie A che cambia più spesso categoria, in questo decennio. Era in C1 sino al 2011, arrivò in A, per due volte si battè per l’Europa league, con Mandorlini, retrocedette e per due volte è risalito immediatamente, anche grazie al super paracadute economico, di 25 milioni. Stavolta, non dovesse farcela, avrebbe appena 15 milioni di contributo, dipenderà anche dalle altre 2 retrocesse.
Dalla primavera 2012, il proprietario è Maurizio Setti, 56 anni, imprenditore della moda, con il marchio Manila Grace. Da un anno, con imprenditori romagnoli e di San Marino, tenta il rilancio della Garelli, il famoso marchio motociclistico, e ha preso anche la maggioranza del Mantova, in serie D.
Presidente Setti, due anni fa il ds Filippo Fusco difese oltre ogni logica l’allenatore Pecchia e il Verona retrocedette a tre giornate dalla fine. Ora con il ds Tony D’Amico si salverà?
«L’obiettivo è quello, di sicuro proviamo a fare le cose per bene. Abbiamo confermato larga parte dell’organico».
La scorsa stagione era ripartito in serie B con Fabio Grosso, sostituito da Aglietti nella ricorsa ai playoff. Ha vinto la finale, in rimonta sul Cittadella, perchè non è stato confermato?
«Abbiamo scelto Ivan Juric, ha caratteristiche giuste per Verona, grinta e carattere, corsa e tanto agonismo, è l’uomo giusto per restare in A».
In questo millennio, soltanto due volte l’Hellas si è piazzato davanti al Chievo: aveva persino rischiato la retrocessione in serie C2. Quest’anno per la prima volta c’è una categoria di differenza a suo favore. Com’è il rapporto fra le squadre veronesi?
«Resta buonissimo, con il presidente Campedelli e il suo staff. Ci sta un cambio di valori, noi siamo risaliti con il brivido, dopo avere perso la finale playoff di andata, a Cittadella, per 2-0».
Il Chievo si affacciò per due volte volte in Europa, uscendo ai primi turni. La vostra ultima partecipazione è lontana oltre 30 anni, i quarti di finale di coppa Uefa nell’88, con eliminazione dai tedeschi del Werder Brema.
«L’avevamo avvicinata con Luca Toni capocannoniere, adesso però è lontanissima, soprattutto in questo momento, in Italia, con prezzi di mercato fotonici. Oggi arrivare in Europa league è veramente difficile».
Cosa resta di quella grande stagione, del 10° posto con il campione del mondo del 2006 e con Mandorlini in panchina?
«Sono periodi. Momenti in cui le cose sono state fatte bene e sei andato anche oltre le aspettative. Con un pizzico di fortuna saremmo arrivati sesti, resto felice di esserci andato vicino».
La tifoseria gialloblù è sesta, come potenziale, 6 anni fa tra abbonati e spettatori neanche tutte le grandi tradizionali erano davanti a voi.
«E’ vero. Abbiamo un pubblico grandioso, se starà con noi sarà un valore aggiunto per la salvezza».
Qual è la favorita per lo scudetto?
«La solita Juve, l’ha già vinto, anche quest’anno».
Da ex vicepresidente del Bologna, che sensazioni ha per la squadra di Mihajlovic, che sta curando la leucemia?
«Spero sia in panchina contro di noi, proprio nella prima di campionato, al Bentegodi. Sarà un duello affascinante, per me».
Lei è di Carpi, è stato socio di Stefano Bonacini nelle prime due promozioni del decennio, dalla serie D alla C1. Adesso il ciclo sta finendo, il patron ha messo in vendita la società, nessuno si è presentato ma continua in serie C.
«Abito ancora nel paese modenese, ma non seguo più i biancorossi. Carpi ha vissuto troppo bene prima, sfiorando la salvezza in A, con Fabrizio Castori in panchina, e adesso è tornato alla realtà di sempre. Era finito persino in Eccellenza, quando l’abbiamo rilevato».
Tornerà più uno scudetto in provincia? Il Verona è stato l’ultimo non capoluogo di regione a conquistarlo, nel ’85.
«Non credo, è impossibile. Resta una bella favola».
Vanni Zagnoli
Da “Il Gazzettino”