(v.zagn.) Quattro bronzi individuali sono un bottino da… atletica leggera. Ai mondiali, l’Italia era andata così male solo nell’87, a Losanna, con appena un terzo posto, di Federico Cervi. Neanche ieri è arrivata la prima finale, è sconcertante, per la maggiore potenza di sempre, per il salvadanio dello sport nazionale.
A Budapest, il Syma center è viola, verde e blu, l’azzurro però è veramente stinto, quasi tenebra. Nel fioretto, a 35 anni, Andrea Cassarà perde male i quarti, contro il campione del mondo 2017, russo: 15-6, è penalizzato dal dolore al tendine di Achille. Aveva regolato per 15-10 Daniele Garozzo, l’olimpionico di Rio 2016, si consola con la moglie, che ha portato nella zona di allenamento anche un’amica. Il siciliano Garozzo, invece, aveva domato un olandese, allenato dal mestrino Andrea Borella: «Nei Paesi Bassi non siamo da podio, non ci sono le risorse nè le strutture, però cerchiamo di lavorare al meglio».
Sedicesimi fatali a Giorgio Avola, superato da un sudcoreano. Il campione uscente Alessio Foconi esce subito, quasi come la friulana Mara Navarria, che aveva almeno passato il primo turno. Formidabili quegli anni, ’80, in cui dominavano Mauro Numa, il ct mestrino Andrea Cipressa, Borella e Mauro Cerioni, ex ct della Russia, adesso coach per atleti Usa.
Nella sciabola, Rossella Gregorio è doppiata da una magiara, negli ottavi. Fuori ai sedicesimi Irene Vecchi, maltrattata da un’azera, e Martina Criscio, rimontata da una greca che si era infortunata. Che il movimento sia in sofferenza si capisce anche soltanto dalle numerose uscite nel turno preliminare, fatale a Sofia Ciaraglia.
A squadre, nella spada, Navarria, Rossella Fiamingo, Federica Isola e Alice Clerici passeggiano sulla Thailandia (45-28), non con la Germania, al minuto supplementare, stoccata della fidanzata del nuotatore padovano Luca Dotto. Oggi sarà dura, contro gli Usa, iridati.
Nella sciabola, Luca Curatoli (bronzo individuale), Samele, Berrè e Montano brutalizzano la Cechia (a 14) e in parte l’Ucraina, a 32. Sono favoritissimi anche con la Georgia. A squadre, aspettiamo almeno un oro e l’enplein di podi, caratterizzante vari Europei e mondiali.
Fra le pedane alternative, anche di allenamento, e i box, troviamo due figure uniche. Gianni Sperlenga, maestro catanese della Fiamingo, a prendersela con il calcio. «Certe cifre sono immorali, servirebbe il salary cap, a 200mila euro, anche per i campioni».
Arianna Errigo è consolata da Carola Mangiarotti, figlia di Edoardo, 13 podi olimpici, fra i 4 più medagliati di sempre nella storia a cinque cerchi. «Vorrei essere la prima a vincere una medaglia olimpica in due armi – confessa la brianzola -, nella sciabola e nel fioretto. Da due anni prova la federazione prova a dissuadermi, non ci riuscirà». Peccato, perchè la scherma ha bisogno di personaggi da copertina.
Da “Il Gazzettino”