Era la sera di Carolina Kostner, quinta all’Olimpiade ma relativamente favorita per il secondo oro mondiale. Era tutto bello, perfetto, fin troppo bello, invece arriva solo un quarto posto, medaglia di legno, davvero, per una volta. E’ una sconfitta. “Un errore di troppo mi è costato la medaglia – racconta -. Volevo far vedere che si pattina non solo con i salti, ho pagato il livello altissimo”.
Altissima era soprattutto la pressione, i nervi hanno tradito una volta di più una delle eroine del nostro sport. “Ho dato il massimo, in pista, dovevo trovare più leggerezza. Due anni fa avrei firmato per essere qui a giocarmela”. A 31 anni, magari si ritirerà. “Adesso mi riposo”. Potrebbe ritirarsi al top e dal top, magari gareggiare ancora per qualche kermesse o magari regalarsi un ultimo Europeo e mondiale, chissà. Di certo immaginarla alla 5^ olimpiade, a 35 anni, nel ’22, ha un 1% di chances. Ha preso un bronzo olimpico, 6 podi iridati, medaglie ovunque eppure ai massimi livelli era solo la seconda occasione, la prima in Italia. Perchè a Torino 2006, pur portabandiera, non era da oro. Ha ragione, lei ha innamorato il Belpaese a una disciplina che piace tanto alle donne e che proprio 12 anni fa nell’olimpiade piemontese visse la delusione del mancato oro di Barbara Fusar Poli (la tigresse, la tigre, per la tv francese) e Maurizio Margaglio, oggi allenatori, e anche solo per questo meritava un finale differente.
Caro è lì, delicata in voce, come una bambina, al tempo stesso sensuale, seducentissima anche sul ghiaccio, perchè quello è il pattinare, da film. Catarina Witt era la regina, un quarto di secolo fa la rivalità finita in tribunale fra Nancy Kerrigan e Tonya Harding, la rivale dalle brutte frequentazioni, che picchiarono la mora, più forte.
La serata scivola via infinita, fra un’occhio a Italia-Argentina e magari la serata di coppe di basket. E’ la notte di Carolina, proprio, pattina per ultima. La russa Sotkova delude ancora (196,61), Medvedeva è assente, il bronzo olimpico del Canada, Osmond, aveva fallito il corto, in teoria sarebbe lontana.
Milano passa dai balbettii in coppa del basket, ma anche in coppa Italia, al timore di cadute o di una mano appoggiata a terra di Kostner, con il rischio di vanificare l’oro e chiudere una carriera da sirena dello sport italiano, che avrebbe potuto essere ancora più onusta se per amore non avesse coperto il doping di Alex Schwazer, perdendo oltre due stagioni. La gardenese sperava nel secondo podio a cinque cerchi, puntava più a questo campionato del mondo in casa, per chiudere in gloria da italiana, nonostante gli altoatesini siano spesso di madrelingua tedesca. Per penultima pattina Alina Zagitova, oro continentale e in Corea, seconda nel corto. Danza su Don Quixote di Leon Minkus e sbaglia due volte, cade e a quel punto l’oro è tutto nelle caviglie di Carolina, in quella sua capacità di piroettare. Un movimento è infinito, ma ormai l’oro è andato. Si scioglie commossa, c’è un cuore grande sulle tribune. La gente al Forum trepida come per la nazionale, in mancanza dell’Italia ai mondiali era questo l’evento. “Carolina, tu sì che sei una campionessa”, recita uno striscione. Abbraccia l’allenatore, tutti, si aspettano solo il punteggio e il boato, anche solo per il bronzo.
Carolina Kostner è giù dal podio. Il titolo va alla canadese Osmond (223,25, ma 4. dopo il corto), davanti alla giapponese Higuchi, con il season best (210,9), bronzo la giapponese Satoko Miyahara, 19 anni, su Madame Butterfly di Puccini (210,08). L’apres-midi d’un faune di Claude Debussy porta a un’incertezza sul triplo axel e sulla combinazione seguente. Il libero dà 128.61, per un totale di 208,88. Sarà per un altr’anno?
Vanni Zagnoli
Da “Il Gazzettino”