Filippo Magnini rischia 8 anni di squalifica per presunto doping, a 36 anni ha già smesso ma spera di uscire pulito dalla vicenda, per una questione di onore.
Il processo ha preso il via ieri, a Roma, alla prima sezione del tribunale nazionale antidoping di Nado Italia, il due volte campione del mondo dei 100 stile libero è accusato dalla procura antidoping di consumo e tentato consumo di sostanze dopanti, di somministrazione o tentata somministrazione di sostanze vietate e di favoreggiamento (2.9). Per l’ex velocista il procuratore Pierfilippo Laviani chiede il massimo della pena.
Fuori dall’aula, ad attenderlo c’era la fidanzata Giorgia Palmas, la conduttrice televisiva pronta a dargli man forte. Assistito dai legali Francesco Compagna e Ruggero Stincardini, di Roma, Pippo è stato ascoltato per 2 ore, dopo un’ora di requisitoria. Anche la camera di consiglio dura un’ora, finchè la presidente Adele Rando opta per il rinvio della sentenza al 6 novembre, alle 14.
«Ho raccontato semplicemente la verità – spiega l’accusato -, ovvero che sono totalmente estraneo ai fatti, ora sono tranquillo».
I guai era iniziati con l’inchiesta della procura di Pesaro su un traffico di doping che sarebbe stato gestito dal suo ex nutrizionista, Guido Porcellini, già squalificato dall’antidoping per 30 anni, e da un suo amico e collaboratore, Antonio De Grandis. Pippo era stato pedinato e intercettato, dai nuclei antisofisticazioni e sanità dei carabinieri. In un passaggio, l’ex compagno Michele Santucci era piuttosto scettico sull’utilizzo della sostanza dopante, Magnini però azzardava: ”Guarda che tanto fanno tutti così». Una frase che ha sempre contestato, parlando di “evidente ingiustizia”, frutto di una «indagine vergognosa, poichè la procura di Pesaro aveva chiuso il caso, dichiarandomi totalmente estraneo». Santucci era presente, sarà ascoltato domani.
«Abbiamo spiegato tutto molto bene – sottolinea Magnini -, ancora Pippo -, facendo emergere la verità. Il caso è complesso, ho imparato a guardare i fatti. Dopo un anno e mezzo abbiamo potuto parlare, per questo respiro di sollievo. Conta la carriera e, quando ero seguito da Porcellini, ho fatto tutte cose lecite».
Vanni Zagnoli
Da “Il Gazzettino”