Potere feminino, pink power. Lo sport italiano al femminile offre risultati migliori dei maschietti.
Il volley è d’argento, la nazionale di Blengini è stata quinta, eliminata con 4 set persi di fila e nettamente. Persino il calcio cambia connotazione, i maschi a casa dal mondiale, le donne ritorneranno, in Canada, nel 2019, dopo 20 anni. Il basket si è aggiudicato il mondiale 3×3, mentre i maschi latitano. La ritmica ha vinto i mondiali, agli Europei di tiro a volo brillavano Federica Caporuscio, Maria Lucia Pamitessa e Jessica Rossi. Il nuoto ha dato grandi soddisfazioni, anche in Veneto, con le giovani Margherita Panziera e Ilaria Cusinato primattrici d’Europa, e una squadra anche più vivace degli uomini. Eccellente anche la ginnasta Giorgia Villa, agli Europei.
«E nello sci – osserva Pierino Gros, l’unico a vincere in coppa del mondo al debutto -, l’Italia femminile è superiore ai colleghi, partendo da Sofia Goggia, che ha speranze di coppa».
Persino nell’hockey prato le donne si sono qualificate per i mondiali, per la prima volta. Risultati che si spiegano con l’applicazione. «Le donne – osserva l’ex ct Julio Velasco – sono straordinarie, di fronte a un esercizio ripetitivo. Magari non hanno fantasia eppure riescono a essere perfette nella ritualità».
Al femminile, gli allenatori hanno gioco magari più facile, con questo tipo di attitudine. Magari anche lo sport in gonnella è in assoluto un po’ meno competitivo del maschile, si arriva più in fretta, pensiamo a Schio nel basket, da anni comunque protagonista, in Eurolega, mentre Milano è finita ultima e penultima. Il discorso riguarda i talenti, i tecnici, la professionalità. Nell’atletica, la marcia di Antonella Palmisano ha salvato le ultime spedizioni di Europei e mondiali. Nella scherma, la superiorità è rituale, nel ciclismo anche, poichè il podio mondiale al maschile manca da dieci anni, mentre in rosa sono arrivate due medaglie, compreso il bronzo di Tatiana Guderzo.
Le donne di Davide Mazzanti, insomma, sono in splendida compagnia. Ma in generale pagato molto meno degli uomini. Zaytsev guadagna 450mila euro, da Modena, più i contratti pubblicitari. Dall’altra parte della rete, Lucia Bosetti prende 200mila euro, a Scandicci, Ortolani 160mila a Monza, mentre Egonu non va oltre le 150mila. «Ufficialmente nel volley sono dilettanti», rivela un ex dirigente federale.
Ecco, la parità dovrebbe anche essere sui soldi, senza considerare gli abbinamenti commerciali. Le belle sportive piacciono, di più ancora però i maschi, come Zaytsev. “Che dà l’idea della potenza”, rivelano due tifose. Il movimento del volley al femminile ha più tesserate, il business però è sul 30%. E sui media l’attenzione per lo sport al maschile è generalmente molto superiore.
Italia-Serbia 2-3: 25-21, 14-25, 25-23, 19-25, 12-15.
ITALIA: Malinov 2, Egonu 33, Danesi 9, Chirichella 3, Sylla 10, Bosetti 14; De Gennaro (l). Cambi, Pietrini. Ne: Parrocchiale, Lubian, Fahr, Ortolani, Nwakalor (l). Ct Mazzanti.
SERBIA: Ognjenovic 8, Boškovic 26,
Rasic 10, Busa 6, Veljkovic 10, Mihajlovic 19; Popovic (L). Stevanovic. Ne: Zivkovic, Malesevic, Pusic, Bjelica, Aleksic. Ct Terzic.
Arbitri: Mokry (Slovacchia) e Rolf (Usa).
Note: spettatori 11500. Durata Set: 25’, 23’, 26’, 25’, 17’. Italia: aces 4, battute sbagliate 11, muri 7, errori 30. Serbia: a 6, bs 10, m 10, e 24.
Vanni Zagnoli
Da “Il Gazzettino”