Vincono la tattica e a tratti la noia, è una sorpresa perchè la scorsa stagione Thiago Motta e Daniele de Rossi avevano abituato al bel gioco. Nessun gol e occasioni autentiche rarefatte, come neanche nei primi tempi delle grandi finali. Meglio la Juve da metà ripresa ma non abbastanza da creare una chance da urlo prima del finale romanista.
Stadium ovviamente strapieno e abbraccio iniziale fra Thiago Motta e De Rossi, già compagni di nazionale italiana. Commozione al minuto di raccoglimento per Sven Goran Eriksson, il tecnico svedese che perse lo scudetto alla penultima giornata dell’86 proprio a favore della Juve di Trapattoni, che era stata clamorosamente rimontata.
Nelle maxi panchine di questo decennio, 10 riserve per i bianconeri, 15 per la Roma: è calcio ma come rose a referto si avvicina al rugby.
Thiago continua a puntare su Cambiaso, Yildiz e Mbangula alle spalle di Vlahovic, in regia Fagioli, subito ammonito, e Locatelli, Savona fa il terzino. Nella Roma Dybala resta a guardare, dal primo minuto Saelemaekers; Soulé confermato alle spalle di Dovbyk. Come mezzala la sorpresa Pisilli, a guidare il pressing dei giallorossi, in realtà in maglia bianca.
Juve in blu scuro, nella prima sfida a una grande cerca l’equilibrio tipico dell’èra Allegri, arretra e controlla per non lasciare spazi. Sembrano iniziare le pallegol, chiusura di Gatti, contropiede rifinito male da Mbangula; Pellegrini da fuori, conclusione deviata. Sono fiammate, si cerca la soluzione individuale e la Roma ostacola il recupero palla juventino, con il pressing sul primo passaggio, per evitare i pericolosi sprint sulle fasce. Cambiaso insiste sulla destra, mostrando perchè è arrivato in nazionale. Da quella parte piace Saelemaekers, che nella Roma era cresciuto, con Alberto de Rossi, il padre di Daniele.
Motta chiede a Bremer di tenere alta la linea difensiva, a centrocampo dà manforte Yildiz. L’unica parata vera del primo tempo è sul sinistro di Vlahovic, sporco, serve altro a mettere in difficoltà Svilar. L’unico punto conquistato dalla Roma nelle prime 2 gare ha reso De Rossi un po’ Mourinho, nell’applicazione al contenimento. Nel deserto di emozioni autentiche del primo tempo è Thiago a dover cambiare, giocando in casa e da capolista, da squadra che vuole ritornare da scudetto dopo 4 stagioni in cui la Juve è uscita troppo presto dalla lotta. Entrano Conceiçao junior, a destra, e Koopmeiners, costato 52 milioni, il top di questo mercato, per Calab e Mbangula. Cambiaso arretra, Gatti chiude con personalità. I nuovi portano un’occasioncina per Vlahovic, la Roma non si spaventa. Bremer in un rimpallo tocca con la mano ma non può essere rigore.
Si prosegue così, aspettando un lampo che non arriva. Il caldo, la forza della Roma, le due buone gare con Como e Verona hanno illuso che fosse solo colpa di Allegri. All’ora di gioco è De Rossi a cambiare, Dybala e Zalewski per Soulè e Saelemaekers, la sua sfida sarà far coesistere i due argentini. A metà frazione Motta leva entrambi i registi, Fagioli e Locatelli, per Douglas Luiz e McKennie, uno che doveva andare via già la scorsa stagione. Due tiri bianconeri respinti, combinazioni palla a terra non finalizzate. Il forcing bianconero ma infruttuoso. Guida è ora l’arbitro italiano più quotato, sbaglia a negare una punizione a Conceiçao. La Roma chiude a 5, dietro, e alleggerisce con 4 azioni fra cui un sinistro fuori di poco di Angelino. Viene in mente una frase leggendaria. “Presidente, al Catania manca amalgama?” “Ditemi dove gioca e lo compro”, rispose Massimino. Ecco, Giuntoli ha comprato tanto e bene, per amalgamare la squadra servono settimane, non la semplice sosta per la nazionale. Chissà se rimpiagerà Rabiot, ancora senza squadra.
Vanni Zagnoli
Da “Il Gazzettino”