Cesare Prandelli è tornato, aveva lasciato la serie A dopo un lustro eccellente, con la Fiorentina, eliminato dal Bayern Monaco in Champions league, negli ottavi, solo per due gol in fuorigioco convalidati dall’arbitro Ovrebo. E poi quella semifinale Uefa, persa ai rigori con i Rangers di Glasgow, doppio 0-0 e l’errore decisivo dal dischetto di Vieri. Prandelli si chiamava Claudio, nelle figurine, quando era la prima riserva del centrocampo della Juve di Trapattoni, che in Italia vinceva molto e anche la Uefa a Bilbao. E’ diventato più Cesare da allenatore, compresa l’ultima promozione in A del Venezia, esonerato poi dal solito, impaziente Zamparini. Cesare ha sempre giocato bene, vinto tanto in B, e sfiorato due volte il preliminare di Champions league con il Parma. In nazionale lo volle l’amico Sacchi, fu secondo a Euro ’12 e dimissionario dopo l’uscita al primo turno al mondiale brasiliano, colpa delle sconfitte con la Costa Rica e l’Uruguay, complice espulsione ingiusta di Marchisio. Cesare da allora ha inanellato esoneri, in Turchia, Spagna e Arabia, ieri ha diretto il primo allenamento a Pegli. E’ il terzo tecnico stagionale del Genoa, dopo Ballardini, incredibilmente esonerato da Preziosi, e Juric, difeso a vuoto dalla squadra, indifendibile dopo l’uscita ai rigori a Marassi con l’Entella. Cesare debutterà domani alle 18 con la Spal, come vice ha sempre Gabriele Pin, trevigiano di Vittorio Veneto, preparatore Vio e osservatore Ciulli. I rossoblù sono in ritiro, intanto Prandelli racconta la felicità. «Di essere nella società più antica d’Italia. Sono molto emozionato, il Ferraris è uno stadio che ha sempre affascinato calciatori e allenatori, è l’ambiente migliore per giocare al calcio. Possiamo ottenere i risultati prefissati. Abbiamo bisogno dei nostri tifosi sia vicini che lontani».
Vanni Zagnoli
Da “Il Gazzettino”