E Balotelli sia, allora, dal primo minuto con la Polonia, nella prima di Nations league, domani sera a Bologna. Mancini si orienta su Donnarumma; Zappacosta, Bonucci, Chiellini, Criscito; Pellegrini, Jorginho, Benassi; Bernardeschi, Balotelli, Insigne. Gli esterni di centrocampo si scambieranno, dirige l’orchestra Jorge Luiz Frello Filho, passato al Chelsea per 60 milioni, che De Laurentiis non ha reinvestito nel Napoli. Figlio di una calciatrice, ha 27 anni e avi vicentini, per questo è italiano. Iniziò nella Sambonifacese, poi le promozioni con il Verona, l’Europa a Napoli con Benitez e Sarri, anche tanta panchina. E’ fra i migliori registi d’Europa eppure non era stato brillante, nel doppio spareggio con la Svezia. «Ho visto poco i Mondiali perché ero molto dispiaciuto, ma non vedo un’Italia troppo distante dalle nazionali che hanno fatto bene in Russia».
In fondo in amichevole contro la Francia non avevano sfigurato, a giugno, al di là del 3-1.
«Questa Nazionale non merita di stare dove si trova, manca solo un po’ di esperienza».
Quella che l’ex allievo di Andrea Mandorlini ha portato in Premier. «Mi piace molto, avverto però la mancanza del sole, del cibo e del calore di Napoli. Mi ha portato via un insieme di situazioni, contano la volontà del calciatore e della società, l’accordo è stato reciprocamente positivo».
Sarri, ecco, era uno da nazionale, per le idee, non per l’immagine. «Non ha cambiato le sue abitudini, nè sposta gli allenamenti per permetterci di stare con le famiglie».
Le distanze si sono ampliate, fra il Napoli e la Juve, con Cristiano e gli altri rinforzi bianconeri contro il poco del mercato del ds Giuntoli. «La Juventus parte sempre favorita, a maggior ragione con quel campione, ma io non parlerei di crisi del Napoli: da tifoso, con l’affetto di cui lo segue da lontano, il cambio di allenatore va assimilato».
A Coverciano prende la parola anche Nicolò Zaniolo, classe ’99, zero partite in A e 7 nell’Entella, in B, due stagioni fa: solo Maccarone e Verratti erano arrivati in nazionale dalla cadetteria, ma dopo stagioni intere. «Mio padre Ivan – ricorda – è stato attaccante nello Spezia, al Genoa e alla Ternana, in campo era più aggressivo di me, mi riempie di consigli. Abbiamo pianto entrambi, er la convocazione».
Paragonato a Gerrard e a Lampard, Mancini lo prova da mezzala, sarebbe un trequartista. «Umiltà e volontà sono le mie parole chiave».
Era stato per 7 stagioni nella Fiorentina, ma non venne ritenuto degno della prima squadra, gli preferirono un portoghese: lui l’ha battuta al Viareggio e in finale primavera, all’Inter ha segnato 14 reti in 28 partite. La Roma l’ha preso per 4,5 milioni, in 2-3 potrebbe diventare titolare. «Ammiro Kakà, fin da bambino».
Cristiano Biraghi, invece, si affaccia in nazionale a 26 anni, sulla sinistra era già brillante nel Cittadella e al Chievo, prima che alla Fiorentina. «La fascia da capitano per Davide Astori non si tocca – sentenzia -. Se il giudice sportivo ci multerà, pagheremo. Grazie a Pioli sono cresciuto, l’obiettivo è l’Europa, mai preso in considerazione il Milan».
Vanni Zagnoli
Da “Il Gazzettino”