L’integralità dell’intervista per Il Gazzettino
Cesare Prandelli, l’Italia ha chiuso le qualificazioni agli Europei con il 9-1 all’Armenia, sono 11 vittorie di fila. E’ anche la prima volta che si aggiudica tutte le gare di qualificazione a una grande manifestazione. Ma è vera gloria?
«Roberto Mancini ha creato una nazionale molto giovane, accompagnata da grande entusiasmo. Agli Europei vedremo se ci sarà il giusto compromesso fra gioventù e inesperienza, servono coraggio e spensieratezza».
Il ct faceva giocare bene la Lazio, l’Inter meno; il Manchester City non sempre e dal Galatasaray si era come inabissato…
«Ha avuto una grande visione, la capacità di programmare, inserendo giocatori con poche partite in serie A, creando così un gruppo molto interessante. C’è senso di appartenenza, il modo giusto nel prepararsi ai grandi eventi».
Qual è la favorita per gli Europei?
«La Francia, anche se ha rischiato di finire seconda, nel girone, e magari non sarà testa di serie. Poi la Spagna, cresce, è superiore a tante altre, che vivono anni di transizione».
Della sua ultima Italia, eliminata al primo turno dei mondiali, restano Bonucci e Chiellini, Verratti, Immobile e Insigne.
«E avevo impiegato nelle qualificazioni anche El Shaarawy. Nel tempo Bonucci ha dato sicurezza e personalità, leadership assoluta. Avevamo visto bene inserendo all’epoca molti giovani, per i quali lo staff venne criticato. Ora Acerbi è molto maturato, può diventare un riferimento».
Sirigu era il suo 12°, meriterebbe di essere titolare?
«Giocò la prima gara in Brasile, il 2-1 sull’Inghilterra. E’ un professionista serio, ha meritato di tornare in nazionale, sta facendo benissimo, le scelte stanno al ct. Se dovesse essere lui sarà all’altezza, ma Donnarumma è molto forte».
Punterebbe su Belotti o su Immobile?
«Possono coesistere. Se hai esterni bravi, meglio Belotti. Altrimenti Immobile è straordinario a trovare gli spazi fuori marcatura».
Balotelli è fermo a 3 presenze in 5 anni. Tornerà?
«Non cambio idea, potenzialmente è fortissimo, dipende tutto da lui. Può dimostrare di avere continuità, ha accettato la sfida Brescia, serve grande senso di responsabilità, lavorare tutti i giorni, sacrificarsi. E’ anche difficile parlargli, cambia spesso numero di telefono…».
I buuh razzisti non sono provocati dal suo atteggiamento?
«Da sempre cerco di combattere l’idiozia, il problema va affrontato a viso aperto. Il pubblico deve indignarsi, applaudire e alzarsi, contrastando la discriminazione».
Ronaldo si è fermato a 99 gol, con il Portogallo. Garantiva di stare benissimo, domenica dev’essere stato imbeccato dalla Juve e ha ammesso di non essere al meglio…
«Anche un campionissimo può avere una flessione, sarà stato preda di un piccolo problema fisico, tornerà ancora più motivato».
Non va al Bayern Monaco, a fine stagione?
«Assolutamente no, è in una società forte. Sarri ha avuto le palle di sostituirlo, mandando un messaggio a tutti: ci si batte per una maglia, si deve vincere».
E’ l’anno bianconero, in Champions?
«Per potenzialità sì. Ce la si gioca sempre dai quarti, dipende da chi affronti, come stai e dalla pressione, per la Juve è il principale problema».
Rispetto alla serie A, il ritmo in Europa è più elevato?
«In Champions è maggiore l’intensità, più che il volume di gioco e non tutte le squadre italiane la trovano».
I lamenti di Conte c’entrano con la busta di proiettili arrivata all’Inter?
«Mi auguro sia solo un mitomane.
Quando un allenatore chiede rinforzi in quel modo, la società è certamente al corrente, chiede una rosa più ricca per alzare l’asticella, stimolando così l’ambiente».
Il Napoli uscirà dalla crisi?
«Devono ricomporre insieme: allenatore, società e giocatori. Non è una bella immagine per i club e neppure per gli atleti, immagino conflitti interni. Escludo che la scadenza dei alcuni contratti influenzi le scelte di Ancelotti, che è una garanzia».
La prossima settimana Liverpool-Napoli vale il primato nel girone, lei è stato l’ultimo italiano a vincere ad Anfield, con la Fiorentina.
«Gol di Gilardino, servito da Vargas, fu una delle più grandi soddisfazioni della carriera. Bisogna saper soffrire».
Prandelli ha sempre cercato di vincere attraverso il gioco, non valeva la pena aspettare Giampaolo?
«Tante volte nel calcio accadono cose quasi impensabili. Venne presentato dal Milan come il nuovo profeta, in 7 partite hanno ribaltato tutto. E’ il calcio, va così, si deve accettare, i club dovrebbero migliorare molto la programmazione».
Ma Pioli è l’uomo giusto? All’Inter e alla Fiorentina fu esonerato per lunghe serie negative.
«E’ un ottimo allenatore e una persona perbene, ha dimostrato anche lì e alla Lazio di avere capacità, è stato preso perchè può garantire equilibrio tattico».
Con Gattuso il Milan era arrivato a un punto dalla Champions, adesso rischia di mancare persino l’Europa league?
«Le aspettative sono troppo elevate. Avrebbe bisogno di vincere qualche partita, per acquisire un’autostima maggiore».
Montolivo è stato costretto a smettere da Gattuso, disputò l’ultima partita a 33 anni.
«In nazionale debuttò con Lippi, io l’ho avuto nei miei 5 anni a Firenze, poi lo portai all’Europeo del 2012 e senza l’infortunio era al mondiale. Dispiace molto com’è finita, avrebbe meritato tanto di più, come persona».
Ibrahimovic sarebbe il rinforzo giusto?
«Non credo farebbe la differenza, rispetto agli obiettivi elevati che si pongono società e tifosi. Lo vedrei bene al Bologna, per ridare entusiasmo a una squadra che ha bisogno di una punta forte».
Chi vince lo scudetto?
«E’ questione fra Juve-Inter, non vedo altre squadre. Gli altri due posti Champions sono fra Atalanta, Lazio e Roma; il Napoli rientrerà e in questo momento anche la rivelazione Cagliari può sognare».
L’Udinese fa bene a insistere su Luca Gotti?
«E’ sempre stato un allenatore, per scelta aveva fatto solo il secondo. Se trova una società che condivide il progetto, può fare bene, ne valutano la conferma, è giusto».
Al Genoa lei si era salvato, con affanno, retrocedette l’Empoli che lasciò ai rossoblù Andreazzoli, esonerato dopo appena 8 gare. Per Thiago Motta, il suo ex regista preferito…
«La storia del calcio è così, accettiamo momenti buoni, basta non perdere la voglia di lavorare».
Da maggio, come passa il tempo libero?
«A Firenze, cammino molto e vengo fra l’altro dalla raccolta degli ulivi, è stata molto divertente. E faccio il nonno, delle figlie di Nicolò, prepatore atletico al Bologna: Manuela, 8 anni, e Francesco, 4».
E’ stato vicino al Brescia, che per il dopo Corini è andato su Grosso?
«Assolutamente no, dall’estero mi sono arrivate parecchie offerte, voglio però aspettare ancora, per qualche mese. Comunque, niente nazionali».
Lippi aveva vinto la Champions asiatica, era stato alla guida della Cina, che poi aveva lasciato a Cannavaro. E’ rientrato, entrambi sono stati discussi e ora si è dimesso. Per protesta?
«Avrà le sue ragioni. Dopo mille battaglie e con contratto così importante».
Quanto impiegherà il Venezia per ritornare in serie A?
«Bella domanda, è un po’ come la previsione sulle maree…».
Zamparini la esonerò nell’ultimo Venezia in serie A. Solo a luglio si è visto revocare gli arresti domiciliari…
«Penso all’uomo, alla famiglia. E’ stato un benefattore, per la nostra categoria. Ha esonerato tanti e pagato sempre tutti, fra l’altro è una persona di grande sensibilità, per bene».
Vanni Zagnoli
Da “Il Gazzettino”