L’atletica è al lavoro da tre mesi con il nuovo ct, Antonino La Torre, erede del 76enne Elio Locatelli, che resta comunque nello staff.
La Torre, portò Ivano Brugnetti all’oro olimpico di Atene 2004, ma nessun allenatore di marcia è mai arrivato a responsabile tecnico azzurro.
«No, però tanti bravi trainer sono sparsi per l’Italia. Forse siamo abituati ad affrontare strade complicate, anche in allenamento, e allora fronteggiamo anche questa sfida delicata».
Fra l’altro accetta con quasi 15 anni di ritardo…
«In effetti i presidenti federali Franco Arese e Alfio Giomi me lo chiesero da allora, non accettai non per snobismo. Ora non ho voluto negarmi ancora, neanche ho potuto, dal momento che la richiesta è stata davvero corale».
A marzo ci sono gli Europei indoor, a fine settembre i mondiali, in Qatar.
«Il tempo è davvero poco. Fra l’altro mantengo ad interim la responsabilità della marcia e del fondo, pur avvalendomi di bravi collaboratori».
Stefano Baldini si è dimesso davvero, da dt giovanile. Si pensava fossero strategiche, per diventare ct…
«La scelta va rispettata, avanziamo senza di lui».
Quante medaglie ipotizziamo?
«Cerchiamo di tornare protagonisti, in un contesto climaticamente difficile. La maratona si correrà dopo la mezzanotte, a 30 gradi, con umidità superiore al 70%: ci riscalderemo a 40°, per entrare in uno stadio climatizzato, a 24°. A Doha finiremo nella prima settimana di ottobre, occorre cambiare la programmazione, perchè in quel mese si riprendeva per la stagione successiva. Mancheranno meno di 300 giorni a Tokyo».
Perchè l’atletica italiana raccoglie briciole, rispetto al nuoto?
«Fra l’altro per i tecnici della vasca sono metodologo… Due mesi fa mi hanno voluto alla loro conferenza nazionale, per 45’. Cerchiamo continuità con alcune punte, Gimbo Tamberi nell’alto, il 9’99 di Filippo Tortu, il primo italiano sui 100 sotto la mitica barriera dei 10” e uno dei pochi bianchi nella storia. Ha 20 anni e i nostri campioni, calcio compreso, toccano il diapason fra i 23 e i 28 anni. Aspettiamo insomma».
Altri da podio?
«La marcia di Antonella Palmisano e il mezzofondo di Yeman Crippa, molto sereno e motivato, contro i leoni del corno d’Africa. Gli servirà un pizzico di sana follia: come a me, nell’accettare l’incarico».
E le altiste di nordest?
«Valgono il doppio podio, Glasgow è come fosse già un mondiale, dal momento che il meglio è da noi, con la russa Kuchina, due polacche, una ucraina e due belghe. Servono i due metri, per entrambe».
A proposito, ci fidiamo della Russia riqualificata?
«Torna con i piedi per terra, conserva atleti eccezionali, spero ripuliti. Speriamo di non venire a sapere che lo erano, magari dopo il 2020».
E il record mondiale di maratona?
«Il keniano Kipchoge è stato premiato come atleta dell’anno, assieme alla colombiana Ibarguen, vincitrice in Diamond league nel triplo e nel lungo. Ha corso 11 maratone, 10 vinte e un secondo posto. A 18 anni, vinse i 5mila. Ma a Doha non scenderà di certo sotto le due ore…».
Vanni Zagnoli
Da “Il Gazzettino”