
L’Atalanta fa venire in mente l’Udinese di Guidolin, per due volte al preliminare di Champions. Gasperini è scatenato, 61 anni, torinese, con una squadra da metà classifica emoziona come la prima della classe, la tiene in scacco, anche i campioni del mondo, Khedira 2014, Matuidi 2018. Bergamo canta, urla, inebria, segue le geometrie di Bernardeschi e Dybala, i nerazzurri fiammeggiano, gli 8 (probabile) volte campioni d’Italia consecutivamente lasciano sfogare la Dea in avvio, passano al 4-3-3 e aspettano. De Roon costruisce, Bentancur controlla, Freuler folleggia, Palomino è tarantolato.
Atalanta-Juve è il quarto di nobiltà, come intensità, dopo Piatek e la waterloo di Eusebio c’è Cristiano che si fa tutto il campo ma poi inciampa, Castagne è uno dei tanti carneadi, il portoghese va in fuorigioco, Toloi con avi goriziani è migliorato. Il Papu vale Dybala, certe sere, si gioca palla a terra, lento e poi lampi, la linea orobica sale che è un piacere, la marcatura a tratti è a uomo, vecchia maniera. Alex Sandro arabesca, De Sciglio fa girare, Rugani fa il titolare, ormai. Allegri si lamenta del possesso palla locale, teme un primo tempo simil Lazio, la Juve poi recupera metri, l’incertezza è da finale. Si fanno male Ilicic e Chiellini, la differenza è soprattutto nei portieri, Berisha esce su punizione di Bernardeschi, la Juve ne ha due, eccellenti. La partita a scacchi rallenta, Cancelo aveva capovolto la Lazio, l’Atalanta è cauta, con tratti di 5-4-1, con Pasalic alla ricerca della posizione. Stavolta il portoghese la spacca al contrario, sulla trequarti traccheggia, Castagne gli ruba palla, avanza e apre il compasso, gol. E poi il bis, fra le proteste di Allegri per un fallo che non c’è, espulso. Duvan riceve da Gomez, c’è il velo di , si gira e ronaldeggia, 2-0, angolino. Dieci partite di fila a segno, alla Quagliarella.
A Santo Stefano l’Atalanta si era illusa, ieri sera ha vissuto la serata più bella della sua storia moderna, vinse una coppa Italia con Domeninghini 55 anni fa, adesso paralizza i grigi in grigio. Il pressing alto confonde la favorita per la Champions, i nerazzurri sono in ogni dove. Gasperini ghigna, bastava che Moratti avesse dato ascolto davvero a Mourinho che forse l’Inter sarebbe ancora sul tetto del mondo… Nedved e Paratici sono corrucciati.
De Roon è stato il padrone del centrocampo, impostazione e contrasti. Nel secondo tempo è Juve più vera, Toloi salva su Bernardeschi. Fra Djmsiti e Alex Sandro ci sarebbero pianeti di differenza, invece è Pasalic a non finalizzare il break di Zapata (5 gol nelle ultime 4 sfide alla zebra), potentissimo, liberato da Joao. Landucci incoraggia Rugani, insidioso di testa. Il presidente Percassi in tribuna trepida, l’Atalanta deve vincere nei 90’, la Juve non prendeva gol in coppa Italia da quasi due anni, mentre non perdeva in Italia dal tris subito a Genova, con la Sampdoria. Con Douglas, non migliora, Castagne affonda, Khedira impegna Berisha, uscirà. Bentancur ha personalità, rimpallato. Neanche arriva un gol, cadono gli imbattibili. Ancora per errore del modesto De Sciglio. Sarà Fiorentina-Atalanta, in semifinale, fu la finale del ’96, vinta dai viola. Bergamo non abbatteva Madama dal 2004, è altissima. Basso Cristiano. Cristiano è Zapata.
Vanni Zagnoli
ATALANTA-JUVENTUS 3-0
GOL: 37′ Castagne, 39′ Zapata; 40’ st Zapata.
Atalanta (3-4-3): Berisha 6,5; Toloi 7, Djimsiti 7,5, Palomino 7 (44’ st Masiello); Hateboer 6,5, De Roon 7,5, Freuler 6, Castagne 7,5; Gomez 6,5, Ilicic 6 (26′ pt Pasalic 6), Zapata 7,5. All. Gasperini.
Juventus (4-2-3-1): Szczesny 6; De Sciglio 4,5, Rugani 6, Chiellini 6 (26′ pt Cancelo 4), Alex Sandro 6; Khedira 6 (31’ st Pjanic 5,5), Bentancur 6,5; Bernardeschi 6, Dybala 5,5 (17’ st Douglas Costa 5,5), Matuidi 6; Cristiano Ronaldo 5. All. Allegri.
Arbitro: Pasqua 6,5
Note: ammoniti: Djimsiti, Freuler, Hateboer (A), Pjanic. 25mila spettatori. Espulso Allegri per proteste, al 39’.
Da “Il Gazzettino”