“Si lo ammetto, ero preoccupato per il Catania e ho comprato cinque partite, pagando circa 100.000 euro a partita, però smentisco di avere scommesso”.
La piena confessione del presidente Pulvirenti davanti al procuratore di Catania apre scenari clamorosi e imprevedibili dal punto di vista sportivo, penale e civile.
A memoria non ricordo confessioni così complete, non lo fece Doni, non lo ammise nemmeno Preziosi dopo che suo figlio, assieme a un dirigente del Venezia, furono fermati con una valigetta di soldi.
Il nostro calcio è da sempre purtroppo contrassegnato da partite truccate, comprate, addomesticate ma l’ammissione diretta di un presidente restituisce dignità e umanità ad una persona che, almeno, si è assunta le proprie responsabilità.
La retrocessione del Catania sarà matematica e sicura. In caso di illeciti reiterati la scure della giustizia sportiva potrebbe condannare il Catania a partire da due categorie sotto, quindi dai dilettanti.
Sono lontani i tempi in cui il Catania veniva guardato in serie A come gestione esemplare, oculata, programmatica, dove il duo Pulvirenti-Lomonaco era considerato un modello societario. In una delle innumerevoli intercettazioni, si sente il ds Delli Carri dire al presidente “Lei presidente poi ha avuto un ottimo maestro!”.
Pulvirenti sarà radiato, Delli Carri pure, Cosentino si è detto estraneo e nessuno lo rimpiangerà: rischiano condanne penali perchè il reato di frode sportiva è stato inasprito. Ci si dovrà preoccupare di risarcire tifosi e scommettitori.
Auspico sentenze veloci e confisca dei beni immediata affinchè la credibilità del calcio venga salvaguardata. Spetta al presidente Abodi essere garante di una rigenerazione spirituale di una Serie B che durante l’ultima stagione aveva recuperato attenzione dei media e interesse degli sponsor.
di Vanni Puzzolo