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Vanni Zagnoli
Tra le prime della classe della serie A femminile c’è anche l’Empoli. La Ladies non hanno più l’allenatore guru, Alessandro Pistolesi, che aveva fondato il Castelfranco, la società che poi si è fusa con l’Empoli del presidente Fabrizio Corsi. L’imprenditore toscano della moda ha piazzato la figlia Rebecca al vertice del settore femminile e da giugno ha scelto il torinese Alessandro Spugna, per aumentare le ambizioni.
Comunque qui raccontiamo una delle storie più belle dello sport italiano al femminile, raccolta dopo la partita di Solbiate Arno, con l’Inter, prima del lockdown.
Pistolesi fa venire in mente il percorso di Guy Roux.
“Lo ricordo anch’io – racconta -, sulla panchina dell’Auxerre per 43 stagioni, di cui 39 di fila: portò i francesi anche allo scudetto, nel ’95. E poi naturalmente i record di Alex Ferguson al Manchester United e più di recente di Arsene Wenger, per 22 stagioni all’Arsenal”.
Pistolesi fa l’impiegato, in un ufficio tecnico dell’Asl.
“Da 35 anni. Ho fondato il Castelfranco, prima si chiamava La Piazza. Dal 2000 al 2002 abbiamo fatto la serie A, con le gialloblù. Dopo l’acquisizione da parte dell’Empoli abbiamo mantenuto la stessa matricola e anche l’organico e io sono rimasto qua sino a giugno.
Dal 2016 sono Ladies”.
Pistolesi è stato calciatore, ha detto no più volte a formazioni maschili, anche in Eccellenza toscana, pur di restare nel femminile.
“Sono arrivato a un migliaio di panchine, comprese due semifinali di coppa Italia, con l’Empoli ladies, nonostante fossimo in serie B”.
Il quarto di finale al mondiale del 2019 ha acceso i riflettori sul calcio femminile e aumentato i compensi.
“Si parla sempre di rimborsi, per la verità. Il mercato è limitato, costruiamo quasi completamente le giocatrici in casa. Abbiamo 5 squadre, nel settore giovanile, partendo dalle pulcine”.
Pistolesi rammenta la sua prima panchina, nel 1985.
“Fu dove ora passa la superstrada, a Castel del Bosco. Castelfranco di Sotto ha 10mila abitanti, la formazione femminile di calcio è sempre stata seguita”.
L’Empoli Ladies ha la rosa più forte della sua storia e prima del lockdown aveva ottenuto belle soddisfazioni anche come pubblico.
“Mille e 400 tifosi, in casa con la Juventus. Tante gare di Eccellenza sono lontane da questo pubblico”.
Come immagina il calcio femminile nel 2050?
“Credo che lo spirito resterà giovane, battagliero. E quando Sky entra nel nostro mondo, preferendolo alla serie B maschile, significa che qualcosa è cambiato”.
Fin qui l’ex tecnico e fondatore del Castelfranco, che si è fuso con l’Empoli ladies.
Nel frattempo è arrivata in nazionale Lucia Di Guglielmo, assieme a Benedetta Glionna.
Lucia ha 23 anni e i capelli corti, parla da veterana, con personalità.
“Ero stata vicecapitana per due stagioni – rivela -, poi sono stata promossa con la fascia”.
Molte ladies dell’Empoli studiano.
“Le più giovani in rosa sono del 2001, la più esperta ha 30 anni, Eleonora Binazzi. Nessuna di noi vive soltanto di questo sport, qualcuna lavora, altre allenano”.
Tre anni fa la prima stagione dell’Empoli in serie A, la retrocessione e poi la risalita.
“Prima della sospensione avevamo 19 punti, gli stessi dell’Inter, abbiamo chiuso al 7° posto”.
Che emozione è indossare la maglia della squadra di un paese che si è salvato 7 volte, in serie A, al maschile?
“Notevole. Qualche volta siamo state allo stadio Castellani, a seguire anche loro. Sono felice di condividere i valori dell’Empoli. Siamo una famiglia, il gioco lo rispecchia”.
Lei è nata a Pisa, ci sono empolesi, in rosa?
“Non ci sono più empolesi, però in tante gravitiamo in zona. Il mercato lo fa il ds, Marco Landi”.
Prima del covid, avevate un bel pubblico, anche fuori casa.
“Parenti, amici, ma anche sostenitori nostri, che si sono appassionati alla causa”.
Dove giocate?
“Al sintetico di Monteboro, dove è di scena anche la Primavera maschile. E’ distante una decina di chilometri, da Empoli. Prima del covid, l’ingresso non era più omaggio, dalla scorsa stagione, si pagano 5 euro”.
Anche le piazze più piccole della serie A si sono uniformate a questa tariffa.
“Come pubblico, quando non ci sono limitazione, abbiamo anche più di 200 tifosi. Siamo lì, come numeri, rispetto alla la Primavera. I giovani magari è più difficile che vengano seguiti dai genitori, da noi c’è gente che viene anche in trasferta”.
Lucia, il boom del calcio ha toccato anche voi, in tutti i sensi?
“Come attenzione dei media di sicuro, qualcosa anche sul piano degli ingaggi. Sono migliorate le strutture, l’assistenza generale a chi pratica il calcio”.
Quanto vi allenate in una settimana?
“Quattro volte, anche cinque, considato un doppio training. Abbiamo sempre la palestra a disposizione. Ci prepariamo di sera, dal momento che in tante studiano, qualcuna lavora, pure”.
E’ esterno, è la leader dell’Empoli in assoluto?
“A me piace che sia il gruppo a essere davvero trainante. Sono terzino destro, vado però anche sull’altra fascia”.
Come aveva iniziato?
“Con i maschi, sino ai 14 anni. Finchè sono stata contattata dal ds Marco Landi. Partii dal Valdarno, in serie C e poi subito in B”.
A chi somiglia, a chi si ispira?
“Da dieci stagioni gioco con Cecilia Prugna, la numero 7 della nostra squadra. Per me è bellissimo vederla giocare, per l’eleganza e la fantasia”.
Quante volte si affaccia il presidente Corsi?
“Ogni tanto, in casa”.
Spero che ci sia un seguito come al maschile, allo stesso tempo mi auguro rimangano i valori, al femminile”.
Vinceremo mai un Europeo?
“Lo spero, le basi ci sono. Esistono esempi nel nostro continente e nel mondo, basterebbe seguirli”.
Un anno fa ci fu il quarto di finale mondiale, perso dall’Italia con l’Olanda. Le Ladies si ritrovarono a vederlo?
“Io addirittura andai a seguirlo, in Francia, con un pulmino, con altre 8 ragazze, un po’ matte. A nostre spese, ma almeno la federazione ci mise a disposizione i biglietti. Peccato solo per il 2-0…”.
Da “Il Calciatore”