Questo articolo era pensato per una testata nazionale, è stato levato per un tema di attualità.
Vanni Zagnoli
Il mondiale di pallavolo ospitato in 6 città era il 22° campionato del mondo organizzato in Italia e per la 13^ volta il nostro sport è rimasto ai piedi del podio.
Il bilancio è sconsolante, con appena due titoli, 5 secondi posti e 2 terzi. Insomma, al Paese non basta giocare in casa per vincere, in 80 anni si sono imposti solo la nazionale di calcio di Vittorio Pozzo nel 1934, a Roma, e la pallanuoto: nel ’94, tutte vittorie al Foro Italico, compreso sulla Spagna, doppiata in finale dagli uomini di Rudic. Gli argenti sono dell’hockey pista (’50, ’55, ’84 e ’93), disciplina tornata in auge adesso con il successo agli Europei di Spagna, e nel volley, con l’episodico 2° posto maschile a Roma ’78, grazie al ct catanese Pittera. I bronzi furono nelle notti magiche del ’90 (sull’Inghilterra Schillaci capocannoniere) e 4 anni più tardi con il setterosa nella pallanuoto.
Di fronte ai propri tifosi aumentano l’entusiasmo, ma pure le pressioni, si è visto nella semifinale con la Cina, sabato sera. Era la prima volta che la pallavolo femminile portava in Italia la maggiore manifestazione, il quarto posto non è da buttare, esattamente come la medaglia di legno maschile di 4 anni fa, per sestetti spesso sui podi europei e delle manifestazioni internazionali.
Il nostro Paese aveva organizzato anche mondiali in discipline dove non ha tradizione: l’hockey su ghiaccio nel ’34, nel ’56 e nel ’94, quando raggiunse il 6° posto; la pallamano nel 2001 (16^), il curling nel 2010 (10°), il beach volley nel 2011 (uscite agli ottavi). Vengono richiesti con 2 o anche 6 anni di anticipo, può accadere che la nazionale fallisca, come le due di pallanuoto uscite negli ottavi a Roma 2009.