L’AUSPICIO DEL CONSIGLIO D’EUROPA. Il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jagland, ricorda così, anche i 600 feriti.
“Gli Stati devono accrescere i propri sforzi nella lotta alla violenza durante gli eventi sportivi. La tragedia allo stadio Heysel è stata uno dei momenti più bui del calcio moderno. La violenza ha preso il sopravvento sullo sport e ha trasformato il gioco in un incubo”. “Fu questa tragedia – aggiunge – a spingere il Consiglio d’Europa ad adottare, qualche mese dopo, la convenzione contro la violenza negli eventi sportivi, che ha permesso tra l’altro di accrescere la sicurezza negli stadi. Ora serve rendere più efficace la cooperazione tra le polizie dei diversi paesi e gli organizzatori degli eventi”.
Il Consiglio d’Europa organizzerà una speciale cerimonia commemorativa, il 17 giugno a Bruxelles.
LIBRI. FRANCESCO CENITI E ALBERTO TUFANO. E’ in edicola con la Gazzetta dello Sport “Il ragazzo con lo zaino arancione», scritto dal giornalista della “rosea” Francesco Ceniti e da
Alberto Tufano, oggi giornalista, anche a radio Rai: all’epoca aveva 16 anni e andò allo stadio da solo. Tufano spiega che “le 39 vittime furono frutto di una serie di leggerezze in materia di sicurezza, prevenzione e ordine pubblico”.
ALTRI LIBRI. DESIATI, TARGIA, ROBERTO RENGA E CHIARA BOTTINI.
Fra le tante pubblicazioni, segnaliamo “La notte dell’innocenza” di Mario Desiati, scrittore e poeta pugliese. Nell’85 aveva 8 anni, era entusiasta di quella finale, emozionato per la sua Juve. Quella sera lo segnò a vita e cominciò subito a capire che il calcio “sprigiona energie potentissime: alcune evidenti, altre occulte, che si mutano in tensioni, risentimenti, depressione e violenza”.
Emilio Targia, caporedattore di radio Radicale, ha scritto “Heysel, 29 maggio 1985, prove di memoria”. Era pure presente nello stadio della capitale belga, rievoca immagini incancellabili del disastro, fra urla, paura e sangue della tribuna maledetta. Aveva 18 anni, era aspirante giornalista e con sè aveva registratore e cinepresa, e registrò confusamente voci e volti, nel mezzo della tragedia. Oggi scrive con il desiderio di “restituire il dolore e il senso di tradimento che quella notte ci precipitò addosso”.
Nel 2006, Jean Philippe Leclaire, giornalista de L’Equipe, ha pubblicato “La tragedia che la Juventus ha cercato di dimenticare”, oggi rieditato.
“La notte del diavolo” è firmato da Roberto Renga, per una vita firma de Il Messaggero di Roma, e da Chiara Bottini, “education program manager”. E’ un noir a due voci, mescola realtà e finzione, storie di persone e cronache dall’Heysel. Il Diavolo è impersonato dalla scelta di uno stadio inadatto alla finale di coppa Campioni, da quel settore dove i tifosi italiani non dovevano esserci e dai pochi agenti destinati dalle autorità all’evento.
“Il giorno perduto” è scritto dall’inglese Anthony Cartwright e da Gian Luca Favetto, torinese conduttore radiofonico. Racconta le vicende di Christy (inglese) e Mich (italiano): è la storia di un viaggio verso Bruxelles compiuto dalla Valchiusella, nel Torinese, e da Liverpool, da 4 giovani tifosi, ignari di quanto stava per accadere.
E in fondo ha ragione Bonini. “Non si può morire per una partita di calcio”.
Vanni Zagnoli