Giornale di Sicilia, Trapattoni racconta: “Gli allenamenti conservativi delle nazionali e l’auspicabile girone per gli Europei con Islanda e Albania. Il Palermo da Iachini a Ballardini. “Quando Agnelli mi telefonava: un presidente ha il dovere di esonerare”.

Giovanni Trapattoni quando era ct dell'Irlanda
Giovanni Trapattoni quando era ct dell’Irlanda

Vanni Zagnoli

“Sono un po’ rauco”, dice semplicemente Giovanni Trapattoni, al classico come sta? Il Trap è uscito dalla panchina (da 2 anni non è più ct dell’Irlanda) per issarsi al microfono della Rai, con quella cuffia avvolgente e il naso rosso, da freddo. Anzi, no, da raffreddore. Così è tutto spiegato. La commozione che più volte l’ha sopraffatto, negli ultimi giorni, per il 30ennale dell’Heysel (39 morti e lui allenatore della Juve in campo) e poi per Marsigliese e gli inni a pochi giorni dalla strage del millennio, per l’Europa. A 76 anni sono emozioni persino pericolose, tantopiù per una persona così sensibile, leggendariamente religiosa.

Giovanni, nella finale di coppa dei campioni persa dalla Juve a Bruxelles, contro il Liverpool, nel 1985, c’era anche il palermitano Beppe Furino?

“No, aveva smesso l’anno precedente. Lo feci entrare di proposito nel finale della finale, a Basilea. Battemmo il Porto 2-1, con gol di Boniek e Vignola, e il capitano meritava l’ultima passerella”.

In un’Europa all’epoca avarissima, per la Juve, sconfitta nell’epilogo di Belgrado (1-0 dall’Ajax, Rep, nel 1973) e 10 anni più tardi ad Atene, Magath per l’Amburgo.

“Però vincemmo la Uefa contro l’Athletic Bilbao, nel ’77”.

Quante partite della nazionale ha già commentato, per la Rai?

“Tante, ho già perso il conto. Soprattutto, ho un contratto lungo, certamente per l’intero Europeo, accanto ad Alberto Rimedio”.

Che Europa sta vedendo, in questi tour?

“In realtà resto con il gruppo della Rai, resto un uomo squisitamente di campo e allora ho seguito anche l’allenamento della Romania”.

Allora, come si lavora, sul campo, nel vecchio continente?

“Non si lavora, nel senso che una seduta di per sè non è significativa, i ragazzi sono insieme da soli 2-3, rinfrescano la tattica, l’intesa abituale, sarebbe diverso vedere la preparazione a Europei o Mondiali. Ora ciascuna rappresentativa segue le proprie abitudini, resta sul leggero, perchè la domenica successiva c’è campionato e il mercoledì dopo le coppe, anzi magari già dai giorni precedenti”.

Lo scudetto è anche questione di Inter e Fiorentina. Lei regalò il titolo dei record ai nerazzurri nell’88.

“Mentre nel ’99 lo sfiorai con i viola”.

La Juve a -9 è già tagliata fuori? In fondo mancano 26 giornate.

“Ha la pelle da tricolore, l’ha nel dna. Ma perchè non può vincerlo il Napoli? E la Roma, che sta andando altrettanto bene? Sarà a primavera che delineaneeranno le posizioni”.

Il duello tra i cannonieri premierà Higuain sull’azzurro Eder?

“L’argentino è il più titolato”.

Passiamo al Palermo. Si accoda ai giudizi sull’assurdità dell’esonero di Beppe Iachini?

“Preferisco di no, dati i 700 chilometri di distanza. Non puoi giudicare, se non ha una conoscenza diretta del perchè, non me la sento di affermare che sarebbe stato meglio continuare con il tecnico della promozione e della salvezza. I tifosi seguono i rosanero con attenzione superiore alla mia, la classifica certamente condiziona i giudizi”.

Va beh, ci sono 3 punti di margine sul Frosinone, terzultimo.

“Un mio collega parlava di calcio spettacolare, ma allora vi dico dell’avvocato Gianni Agnelli, quando cambiò un tecnico: “Noi abbiamo il dovere, non il poter di farlo. Siamo soggetti a procedere in base ai risultati, il tasso di spettacolarità influisce meno, sulla classifica”. Ecco, i punti sono quasi l’unico parametro. In questo senso dico che

Sarri convince, che Rudy Garcia è un altro ottimo tecnico, che Mihajlovic si è abbastanza ripreso, poi però decidono sempre i presidenti”.

Conosce il romagnolo Davide Ballardini?

“Sì e ha sempre fatto bene, dov’è stato, anche a Palermo. Esistono magari momenti di involuzione nel calcio, la società quando prende un allenatore di esperienza spera nei miracoli”.

Qui il Trap piazza una metafora delle sue.

“Da contadino. Dico che il vino deriva dall’uva che abbiamo e allora c’è da valutare bene il valore della rosa palermitana. Il pubblico si aspetta una certa classifica, il lavoro fatto avrebbe potuto meritare maggiori riconoscenimenti, lì però non è mai matematica, escluso quando di mezzo ci sono le superpotenze, tipo il Barcellona o il Bayern Monaco. Ovunque tutti vorrebbero vincere, ma è impossibile”.

Alberto Gilardino ha segnato 3 gol, neanche pochi, a 33 anni.

“Già, l’avevo fatto debuttare in nazionale”.

Qui il Trap ricorda male, anzi noi stessi l’abbiamo depistato, formulando la domanda. Perchè è notorio che all’Europeo del 2004 non lo portò, ma neanche lo fece esordire, da centravanti del Parma. Toccò a Lippi, a furor di popolo, farlo debuttare, nell’agosto di 12 anni.

“Comunque è storia. Adesso ha l’esperienza per incidere, nei gol di rapina”.

Franco Vasquez non varrà mai i 36 milioni pretesi dal presidente Zamparini…

“Se ha un prodotto valido, è giusto che lo valorizzi al massimo. L’argentino (di origine) è un ottimo giocatore, privandosene dovrebbe prendere i soldi per acquistarne magari altri 2 propedeutici alla salvezza e non è detto il mercato lo permetta. Il presidente di una provinciale deve fare il mercato con il bilancino, far quadrare i conti. Glielo dice uno che ha vinto molto in Europa…”.

Già in Germania, Austria e Portogallo. E poi portò l’Irlanda allo scorso Europeo e a sfiorare la qualificazione al mondiale del 2010.

“Il calcio ha una logica, di mercato e valori tecnici. Esistono presidenti, come Thohir, che per vincere non sono più disposti a tirare fuori troppo. E’ logica più che filosofia. Il pubblico paga, bisogna però vedere quanto, ovvero serve equilibrio fra costi e ricavi, per il fairplay economico messo in pista dal mio amico Michel Platini”.

E quel Quasion, campione d’Europa under 21, con la Svezia?

“E’ buon giocatore, ma una rondine non fa primavera. Servono più rondini… Va inserito nel nuovo telaio. C’era già l’anno scorso, ma non era così protagonista, nè avanzato. E’ un ragazzo di livello internazionale, ma se non funziona il contesto… Neanche Ronaldo o Messi saprebbero incidere. Tantopiù che oggi il pressing è portato da tutte le squadre e che c’è il massimo ordine”.

A 23 anni Mattia Perin si avvia a essere confermato come terzo portiere della nazionale, dopo il mondiale. Stefano Sorrentino ha 36 anni, ma non meriterebbe almeno di esordire?

“Lo conosco benissimo. Ha ottime qualità, nelle amichevoli Conte deve dare spazio a Salvatore Sirigu, diversamente non lo prova mai. Fra l’altro i test non sono così numerosi. Certamente una presenza, anche una sola, rappresenterebbe il premio alla carriera”.

Il 12 dicembre ci sarà il sorteggio per gli Europei di Francia. Sarebbe suggestivo capitare in un girone con

Islanda e Albania, al debutto assoluto a una grande manifestazione.

“Credo se lo auguri anche il ct. Non perchè sono certamente inferiore ma perchè gli azzurri potrebbero avere maggiore facilità nell’approcciarle. Peraltro serve sempre il 101 per 100, perchè oggi nessuno si fa più battere facilmente. In Europa si era partiti con l’Inghilterra e poi la Germania su tutte, quindi arrivò la Svezia. Poi l’Olanda, quindi persino la Danimarca. Di recente anche la Russia, tantopiù con Capello. In questo mi riferisco alle situazioni tattiche, grandi allenatori come Ancelotti hanno esportato il nostro sapere calcio, l’attitudine a conservare e dunque a vincere. E così si è allargata la forbice delle pretendenti al podio”.

“Tutti parlano l’inglese”, è la metafora preferita da Trapattoni.

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