Sul Giornale di Siclia di Palermo è uscita lunedì la mia intervista ad Antonio Cabrini, personaggio misurato, visto spesso a Bologna, quando andavo allo stadio. Come sempre, questo è il mio testo originale.
Vanni Zagnoli
Antonio Cabrini sta dalla parte del nuovo presidente federale. E’ in vacanza in Sardegna, a Porto Pino (Carbonia-Iglesias) da un biennio è ct della nazionale femminile e il suo nome era stato accostato a Guidolin, come possibile binomio alla guida dell’Italia.
Antonio, da campione mondiale del 1982, Tavecchio è l’uomo giusto per il calcio italiano?
“Prima di tutto, gli esprimo la mia vicinanza. Per settimane ha subito un attacco mediatico indegno, assieme alla famiglia. Lavoro con lui da due anni, ne sottolineo qualità professionali e umane, come tanti altri che lo hanno conosciuto davvero. E’ pragmatico, mosso da grande onestà intellettuale e da una sincera spinta verso un rinnovamento concreto. Con la sua elezione, mi auguro che si riparta, rimettendo il calcio al centro di ogni cosa”.
Perchè lo preferisce al dimissionario Demetrio Albertini?
“Non ho nulla contro di lui, è stato anche il mio vicepresidente e nel mondo del calcio ci sta benissimo. Il pensiero era solo per Carlo, perchè sa muoversi nella giusta maniera: i suoi avversari strumentalizzavano le polemiche, sembrava cercassero solo di curare i propri interessi”.
Ha 71 anni, non è troppo anziano?
“Neanche è da prendere in considerazione l’anagrafe, per un dirigente”.
E quelle 5 condanne, ancorchè di 20-40 anni fa?
“Altra strumentalizzazione, non entro nel merito”.
L’ex allenatore del Palermo Delio Rossi parla di rivoluzione gattopardesca: “Si cambia tutto per non cambiare niente”.
“E’ stata appena formata una federazione, spero tanto che possa lavorare. Tifo per le riforme”.
Quali sono le priorità?
“I settori giovanili da ampliare e far crescere”.
Ci troviamo veramente all’anno zero?
“Non penso proprio, nè bisogna buttare tutto a mare. Qualcosa di buono c’è, nelle nazionali minori esistono ragazzi interessanti”.
Con Di Biagio, peraltro, l’under 21 rischia seriamente l’uscita al primo turno. Ha perso anche l’amichevole in Romania…
“Adesso ha due partite decisive, è inutile mettere il carro davanti ai buoi, è ancora in corsa per i playoff”.
Antonio Conte è il ct giusto?
“A me piace, è sicuramente un vincente. Se ha la possibilità di lavorare in una certa maniera, è ancora meglio”.
Ha 45 anni, è troppo giovane?
“Non c’è un’età consigliata. Un tecnico può essere bravo a 35 anni come a 70. Ha già vinto molto, 3 scudetti e di fila”.
E quei 3,8 milioni di stipendio, anche grazie allo sponsor Puma?
“Non sto a sindacare il compenso, comunque è frutto di accordi ben precisi e meritato. Credo che anche la federazione sia soddisfatta”.
Cosa cambierà, rispetto a Prandelli?
“Hanno idee diverse, un cambiamento è prevedibile”.
L’Italia vanta solo il titolo continentale del ’68 e la finale del 2000. Può ritornare sul tetto d’Europa?
“Dipenderà dal lavoro messo in atto. C’è la possibilità di far bene, peraltro un ct non ha la bacchetta magica. Siamo all’inizio, non è che in 5 mesi debba vincere sempre, altrimenti ricadiamo negli errori del passato”.
Lei ha sperato in quel ruolo?
“Sono in federazione dal 2012 e conto di rimanerci. Chi è deputato a scegliere, l’ha fatto per il meglio”.
Era disposto a collaborare con Guidolin?
“Non credo molto ai binomi, non si possono avere due ct. Alberto Zaccheroni? E’ stata una delle piste, non sono però nella stanza dei bottoni”.
Cosa cambierà per il calcio femminile?
“E’ uno dei punti da approfondire nel progetto di Tavecchio, vuole farlo crescere”.
Anche Arrigo Sacchi si è dimesso, da coordinatore di tutte le nazionali.
“Si verificherà nel tempo come lavorerà Conte anche in questo ruolo. Ha le capacità per farlo benissimo. Gli auguro anche di realizzare gli stages, perchè non si può ridurre tutto a 3 incontri annuali, a parte le gare: servono continuità di lavoro e collaborazione dalle società”.
Come direttore generale va bene Michele Uva, ex Coni servizi?
“Lo conosco, è bravissimo”.
Che ruolo ha avuto il presidente del Coni Giovanni Malagò?
“Ha lavorato bene, è superpartes e rappresenta un partner importante per la federazione, il calcio non è al di fuori dello sport italiano”.
C’è stato il rischio di commissariamento?
“Non mi pare, dall’andamento dell’assemblea. E’ stata solo un frase buttata lì, da chi da fuori la vedeva in una certa maniera”.
Non servirebbe un ex calciatore noto, in federazione, per far ascoltare di più la voce dell’Italia, in Europa?
“Se si sparano i nomi a caso, ma non contano nulla, occorre dimostrare tutto con il lavoro. I dirigenti di professione hanno grandi capacità, idem in Lega. Non è detto che un grande ex sappia coordinare una federazione”.
Tavecchio sarà un semplice traghettatore?
“Non credo. Fra un anno e mezzo ci sarà un’altra elezione, ha le capacità per proseguire”.
Lei era stato testimone di nozze di Prandelli. Si è dimesso rapidamente dall’Italia, perchè si era già accordato con il Galatasaray?
“Cesare è un amico, non posso giudicare la sua scelta, a me va bene tutto quel che fa”.
Cabrini, punterebbe ancora su Balotelli?
“E’ un talento da gestire, ma anche lui deve contribuire”.
Ora nascono meno grandi difensori, rispetto alla sua epoca…
“C’è da lavorarci, ma esistono prospetti interessanti”.
vzag