Vanni Zagnoli
L’Italia è presente con i suoi migliori allenatori nei più importanti campionati d’Europa. Cinque sono in Inghilterra, Ancelotti comanda la Bundesliga e vuol vincere la Champions anche con il Bayern, Cesare Prandelli va in Spagna, al Valencia. Club affascinante, città seducente e Cesarone nostro – dall’umanità pari a Maldini, scomparso quest’anno – si è fatto persuadere.
Piaceva alla Lazio, aveva incontrato Lotito, che poi aveva preferito Bielsa, il quale argentino si comportò da loco e uscì dal contratto e allora il presidente riprese Inzaghino. Prandelli guardava e scriveva (per calciomercato.com), dall’addio all’azzurro del flop mondiale 2014 all’esonero al Galatasaray, mentre il figlio Nicolò arrivava in Europa con il Parma, come preparatore atletico. Anzi, niente Europa, crac. Ma sembrava che il figlio subentrasse con Donadoni a Bologna, un anno fa, invece no e allora magari seguirà il papà a Valencia.
Biennale, accordo con il ds Garcia Pitarch. I valenciani sono 15esimi nella Liga, con 6 punti, ovvero sestultimi. Via Salvador González Marco, dentro il cattolico fervente, che predicava meglio fuori che in campo, nell’ultimo biennio azzurro. Prandelli prova a vincere, a 59 anni, perchè è senza trofei, vanta solo promozioni: a Venezia, a Lecce e a Verona. Pochino, no? Ah, dimenticavamo il bel gioco, certo, il sacchismo, sì. Avevano lavorato assieme nel biennio di Parma, Righetto l’aveva imposto come ct, vicecampione d’Europa e fuori al primo turno mondiale. Voto, complessivo, 6,5. Ma mezzo è per i valori cristiani. Gli iberici l’ameranno.
A cura di Francesco Delendati