Vanni Zagnoli, con Silvia Gilioli
Ehilà, esultiamo, stasera. Andiamo, andiamo, andiamo. Avrei voluto essere là, con mia moglie, al Vicente Calderon di Madrid. Era difficile avere gli accrediti, organizzare il viaggio, ma sapevo, sentivo, me lo sentivo. Sentivo che era l’evento, che il Barca avrebbe perso, come ha perso il clasico.
E’ caduto, di nuovo, ancora, e l’avrebbe meritato anche una settimana fa, al Camp Nou, eppure vinse 2-1.
La vittoria dell’Atletico è come quando gli indiani battono i cowboy e tutto così. E’ come se il calcio di Castori, il più povero della serie A, avesse battuto il Migliore, Eusebio. Eusebio Di Francesco. Davide e Golia, di tutto. Tutto. Di tutto, così via.
Al Vicente Calderon si fece un po’ di storia di Spagna ’82, il mondiale madre di tutta l’epopea moderna del calcio italiano.
Ieri sera è stata l’esaltazione del cholismo, l’essere Simeone. Un fenomeno. Ha girato la storia dell’Atletico Madrid, di tutto, di tutti.
E’ stata la serata di Godin, che si è procurato il rigore che ha chiuso la partita, e di tutti i colchoneros, materessai, con quella maglia bianco-rossoblù.
E’ stata una sera di esaltazione, come quando la Juve perde uno scudetto. Ok? Va beh, su, non se la prendano gli juventini.