L’integralità del racconto di Zemanlandia, per il Gazzettino. Grazie a Toni Liviero e a Vittorino Franchin
Vanni Zagnoli
Chissà se stavolta sarà Zèman o Zemàn, dal nome di una sua biografia. Potrebbe giocare bene e perdere, gli è capitato, o vincere. Almeno a Pescara l’ha fatto, una serie B memorabile, con Verratti, Immobile e Insigne, il suo ultimo acuto, dopo le grandi stagioni al Foggia, pure promosso, a Roma, alla Lazio e persino al Lecce. Ma poi 9 esoneri e tre dimissioni.
Zdenek Zeman compirà 70 anni fra due mesi, è la sublimazione dei vecchi, come Ventura (68) all’Italia e Trapattoni (78) in lizza con Mancini come ct del Sudafrica. Zdengo, come lo chiamava il comico Antonio Albanese, neanche ha vinto in Svizzera, al Lugano, nella sua ultima esperienza. Finalista di coppa sconfitto, come sempre, perchè il boemo dà spettacolo ma poi non vince, è il refrain che ai massimi livelli l’ha sempre accompagnato.
“Cerchiamo di non essere i peggiori d’Europa”, è l’auspicio minimo, perchè veramente gli abruzzesi sono da record negativo, con 6 punti conquistati sul campo. Lavorerà per risalire la prossima stagione, per ripetere la panchina d’argento del 2012. “Almeno divertiamoci e divertiamo”.
Ci aveva provato anche Massimo Oddo, iniziò dando spettacolo, nel suo piccolo, si è perso in un mese. Il presidente Sebastiani si è ripreso Zeman, il grande accusatore di Moggi e della Juve, dei muscoli affiorati in Vialli e Del Piero, con Lippi a metà anni ’90, ma poi aveva reso omaggio a Conte, tre anni fa, quando l’ex ct vinse la panchina d’oro.
“I miei nemici mi ritengono finito? Lo devono dire per forza, anche per l’età, ma sono venuto a Pescara per fare qualcosa di buono. Spero di dare soddisfazioni agli estimatori. La salvezza è difficile, ci proviamo, intanto evitiamo figuracce. La squadra può competere”.