Il Gazzettino. Il fallimento del Parma, partito dalle richieste di 3 procuratori e dall’ex ds Imborgia. Mirante: “In questi mesi abbiamo fatto da cavia”

image105Parma (v.zagn.) Neanche il Parma si è opposto alle 5 richieste di fallimento e allora il tribunale l’ha decretato ieri pomeriggio, mentre la squadra di Donadoni giocava l’amichevole infrasettimanale a Collecchio. Le 8 coppe conquistate fra il ’92 e il 2002 resteranno senza padroni, almeno però è fatto salvo il finale di stagione, con quei 5 milioni stanziati dalla Lega. “Dal fondo multe”, si legge proprio nella sentenza.

Respira dunque il presidente federale Tavecchio, che non poteva veder cancellate le partite dei crociati dagli ultimi due mesi di serie A. “Il consiglio federale di giovedì 26 – spiega – voterà il miglioramento delle garanzie per la solidità del sistema. Abbiamo gettato le basi per l’auspicabile salvataggio della società”. In realtà il destino del Parma resta segnato, perchè per ripartire dalla serie B dovrebbe pagare tutti e 63 i milioni di debiti nei confronti dei giocatori e allora da luglio sarà in serie D. I debiti complessivi secondo la guardia di finanza ammontano a 218 milioni, con un patrimonio netto negativo di 46, mentre il debito sportivo è di 74 milioni. Certo, esistono anche crediti e  per ottenerli lavoreranno i curatori fallimentari Guiotto (che trattò la parte Lactalis nel fallimento Parmalat) e Anedda. Domenica c’è Parma-Torino, il sindaco revisore Riccobene spinge perchè si giochi, il portiere Mirante è cauto: “In questi mesi abbiamo fatto da cavia, aspettiamo di parlare con i curatori”.

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