Una parte non pubblicata, sulla pagina padovana de Il Gazzettino
(v.zagn.) Bragagna, perché a Rio non si è portato il padovano Dino Ponchio, come commentatore?
“La Rai ha un limite di budget. Ci sono già Giorgio Rondelli, firma del Corriere della Sera, e l’ex azzurro Stefano Tilli, sarebbe eventualmente dovuto essere ospitato dalla federazione. E’ stato in postazione agli Europei di Amsterdam, ai mondiali di Mosca, tre anni fa, e pure di Pechino”.
Nella squadra Rai ci sono altri padovani?
“Silvio Martinello, di Tencarola di Selvazzano. Racconta il ciclismo, anche su pista e la bmx, assieme a Francesco Pancani”.
Lei da Barcellona ’92, commentata per Radio Rai, ha saltato una sola grande manifestazione, di atletica, Daegu 2011, in Corea.
“Sì. E alle olimpiadi racconto anche il kajak. E poi le cerimonie, anche di chiusura, dal ’96, escluse le due di Londra. E poi gli sport invernali: fondo, combinata nordica, ma anche sci”.
Quante lingue parla?
“L’italiano male… Il tedesco, l’inglese, mi arrabbatto con lo spagnolo, in questi giorni anche con il portoghese. Nei primi giorni eravamo a Barra, adesso l’appartamento è a Copacabana”.
L’emozione più grande raccontata?
“Stefano Baldini vincitore della maratona olimpica ad Atene 2004, ma pure il mondiale di Fabrizio Mori nei 400 ostacoli, nel ’99 a Siviglia. La tristezza maggiore, invece, è stata la positività di Schwazer, 4 anni fa”.
Come si diventa Bragagna?
“Ero malato di sport, fin da bambino, ciascuno vorrebbe fare quel che sogna, io avrei davvero voluto fare il Bragagna. Commento proprio i miei sport preferiti, anche invernali, nonostante non li abbia scelti. Miti? Mi piaceva Sandro Vidrih, di Capodistria, pure commentatore dell’atletica”.
Ha 57 anni. E’ all’ultima olimpiade?
“Possibile, per il discorso anagrafico, ma pure di diritti. Le prossime sono di Discovery Channel”.