Gelindo Bordin, da campione olimpico di maratona, a Seul ’88, è d’accordo con la ricerca dell’università della North Carolina?
“Non ho la controprova – risponde l’ex podista vicentino, di Longare, 58 anni -, nel senso che non so come sarebbe andata se avessi fatto attività sportiva meno intensa, sono sempre stato professionista delle lunghe distanze. Mai avuto problemi in quel senso, anzi: dopo uno sforzo intenso, alcune ore più tardi lo stimolo era maggiore”.
Quindi per lei il professor Anthony Hackney ha torto?
“Mah, semmai per me il problema può essere contrario, perchè nei periodi di allenamento massimale avevo picchi di desiderio. Mai avute sensazioni di calo di libido, d’altra parte con l’attività fisica aumenta la produzione di testosterone e correlati”.
Fra corsa, ciclismo e triathlon, quale disciplina secondo lei è più penalizzante, a livello sessuale?
“Il riscontro è molto personale, mettersi a confronto con una ricerca diventa impegnativo, tantopiù non avendo mai praticato le altre due discipline. Ma anche parlando con i maratoneti azzurri, tutto c’era, tranne il calo di libido”.
Fra l’altro è stato sposato due volte…
“Si dovrebbe chiedere alle compagne se ci fossero stati problemi, con la preparazione intensa, ma non penso…”.
Si ritirò nel ’93, il desiderio poi è diminuito?
“Neanche, non ho visto differenze, mai provate sensazioni negative”.
Allora come si giustifica il risultato dello studio?
“Dico solo che se avessi avuto ancora più libido, sarebbe stato un problema. Scherzo, naturalmente. Non posso avallarlo perchè non sono un medico, nè smentirla, ma non c’era calo di desiderio, nè prima nè dopo lo sforzo”.
E alla vigilia delle gare?
“Beh, la settimana prima dell’oro olimpico in Corea la compagna non c’era. Perciò niente sesso, da bravo ragazzo”.
Oggi cosa fa?
“Sono responsabile sport marketing e merchandising sport di Diadora, l’azienda di Caerano San Marco”.
Vanni Zagnoli