(v.zagn.) Ci sono Fede e la nuova fede. Perchè il bronzo di Simona Quadarella offusca la 7^ finale mondiale della Pellegrini, vincente in semifinale ma qualificata con il quarto tempo. Quarta era anche la 18enne romana, di forza al primo podio internazionale e a lungo argento. Esempio per la veneziana, unica primattrice di Budapest nata negli anni ’80, sperando che oggi non finisca quarta come a Rio o quinta (due volte) come a Londra.
Fede resta enorme, a prescindere, e proprio quella medaglia brasiliana di legno l’ha indotta a continua. Non si trascina, in acqua. Trascina.
Come l’abbronzata romana che a lungo tiene dietro la spagnola Mireja Belmonte Garcia. Quadarella, come uno scioglilingua, come un tiro da metà campo di Quagliarella. Perchè la distanza da Katie Ledecky è siderale. L’americana tritura l’11° mondiale e sul podio va senza trucco, con i capelli sul rossiccio e bagnati. Parla in vasca, anzichè con gli occhi, è la supercampionessa meno personaggio nella storia dello sport. Lo show è in acqua, non negli atteggiamenti. E’ comprensibile, invece, il pianto di Simona, perchè quel che ha fatto è troppo grande. Si sperava, certo, valeva il podio, ma poi quei 1500 sono una faticaccia vera, come un 10mila in atletica, e allora davanti le passano i sacrifici. Va a letto presto e passa la vita allo specchio o a occhieggiare in giro con le coetanee. Rinverdisce il podio dell’idola Alessia Filippi, altra capitolina, e dà una gioia rara ai vigili del fuoco, corpo militare che in genere non arruola sportivi. E’ del circolo Aniene, dominio del presidente del Coni Malagò, che ha assoldato anche Federica. E’ allenata dal fondista romano Christian Minotti, 37 anni, per tre volte sui podi internazionali. Chiude in 15’53”86, a 22” dall’extraterrestre, migliorando il 5° posto europeo di Londra 2016. E’ fresca di diploma allo scientifico, con ottimi voti, nel quartiere Ottavia. Le dediche sono infinite, ma non le illusioni. “Negli 800 non valgo il podio”.
E’ il mondiale anche dell’Inghilterra, con il rosso Adam Peaty, al record del mondo in mattinata e in semifinale, 25”95 sui 50 rana, con annessa resurrezione di
Fabio Scozzoli, ultimo ammesso in finale con il primato italiano, 26″96. Il forlivese era stato due volte argento mondiale, prima di spaccarsi i legamenti.
Sui 200 farfalla, il piacentino Giacomo Carini peggiora di 7/100 rispetto al mattino, con 1’56″59 esce in semifinale. Il dorso è della canadese Masse. Nella rana il record mondiale di Lilly King, 1’04”13. Chissà se oggi lo farà anche Paltrinieri, con il miglior tempo nella finale degli 800. Il cinese Yang ha il quinto, Detti il sesto.