Vanni Zagnoli
L’ingegner Meucci stampa un signor 6° posto, anzi il 5°, in volata per recuperare una posizione. Resta uno dei migliori piazzamenti azzurri, qui e nella storia. Memorabili i bronzi di Stefano Baldini (2001 e ’03) e gli ori olimpici, suo e del vicentino Gelindo Bordin, a Seul ’88, anche triplette, ma europee, nel fondo; a livello mondiale, giusto i podi alle grandi maratone. Ah, naturalmente il 4° posto del padovano Pertile, due anni fa. Dunque il pisano Daniele Meucci onora l’oro di Zurigo, continententale, appunto, migliorando di 12” quel personale, del 2014. L’oro torna in Kenya, Geoffery Kirui, 24 anni, vincitore a Boston, 2h8’27”, e allenato dal torinese Renato Canova. A 1”20 l’etiope Tola, con 2” su Simbu, Tanzania. Quarto il britannico Hawkins, a una ventina di secondi, il toscano completa i 42,195 km in 2h10’56”. L’altro tosco, Stefano La Rosa, si ritira al 30° km: a Meucci capitò a Rio. “Corro come volevo – racconta il secondo europeo, sul traguardo -, su un saliscendi continuo, con vento spesso contrario. In testa accelerano presto, resto sul mio passo e recupero posizioni”.
Però cambia ritmo tardi, altrimenti riprenderebbe anche l’inglese. “Con 10 metri in più, sarei stato 5°. Nel terzo giro sto bene, la crisi arriva leggera, al 35°, anche per il vento, lì Hawkins piglia qualche metro. Negli ultimi chilometri quasi non sento le gambe”.
Meucci si commuove, non è solo fatica. L’ha rimesso in sesto il ferrarese Massimo Magnani, ex ct (“Mi assiste ogni giorno”), operato in settimana di calcoli. “Le gare uomo contro uomo esaltano, ci vuole esperienza. Nel 2013 ai mondiali di Mosca sono 19° sui 10mila, ora dimostro che gli avversari di maratona non sono impossibili”.
Sfuma la doppietta keniana, perchè la biiridata Edna Kiplagat, 37 anni, cede a -2 km, alla rimonta di Rose Chelimo, oro per il Bahrain in 2h27’11”, ma anche lei è keniota e solo alla 4. maratona. L’argento e bronzo sono a 7”, terza è l’americana Amy Cragg.
La giornata degli italiani è da sufficienza piena, grazie a Jose Bencosme. Il cubano di Cuneo nel 2012 fu seminalista olimpico, a Londra, è 4° in batteria in 49”79, passa con il 19° tempo. 29° il milanese Vergani, 50”37, servivano 25 centesimi in meno; squalificato il migliore del 2017, McMaster, 20enne dalle Isole Vergini. Nei 3mila siepi, Ala Zoghlami, trapanese-tunisino, migliora il personale di 3”08, è 16°, primo degli esclusi, per 32 ct; 26° il bellunese Bamoussa, 30° Chiappinelli. Sui 400, 40. Mariabenedicta Chigbolu, in 53”, bastavano 30 ct per la semifinale. Che sui 400 vede Davide Re ultimo, ma era prevedibile. Sui 110 ostacoli il giamaicano Levy si schianta contro la prima barriera.
L’eptathlon è di Nafi Thiam, belga di mamma senegalese con 6784 punti, argento Schafer (Germania, a 88 punti), bronzo Vetter (Olanda), a 60 dal secondo posto, nonostante i 58 metri nel giavellotto. Splendida l’asta, oro Grecia a 4,91 (Stefanidi, come a Rio, degna di Isimbayeva), argento Morris (Usa, 5,82), bronzi Cuba (Silva) e Venezuela (Peinado), a 4,65. Intrigante il peso: titolo alla Nuova Zelanda, Walsh con 21,75, a un metro e mezzo dal record), poi Usa (Kovacs, a 21,66, era campione uscente) e Croazia (Zunic, a 20 cm).