Essere Pioli vuol dire proprio quel che ha dimostrato nel derby meneghino. E Stefano è da Inter, la stracittadina conferma. Compie una rivoluzione gentile, non copernicana, Stefano è tifoso nerazzurro e neanche si sapeva, perchè ha giocato nella Juve e nella Fiorentina. “Sono un pramzan de sas”, ci confessava ai tempi del Sassuolo, con cui avvicinò la serie A, tre anni prima di Eusebio Di Francesco. Essere Pioli significa cortesia e fermezza, mai una polemica e idee chiare, rispetto, dentro e fuori lo spogliatoio. Stefano non strepita, ha portato la Lazio a un soffio dalla Champions league, con il Bologna vinse due volte a San Siro e in fondo domenica sera l’ha già conquistato. Perchè la prestazione è stata da 6,5 e ha ragione Candreva: “Meritavamo di vincere”.
La fase difensiva è il forte di Pioli, il controgioco è da sempre la sua arte (Modena e Grosseto, Piacenza e Bologna), quando però ha i solisti (oggi Perisic, ieri Felipe Anderson) sa imporre il gioco, certamente farà meglio di De Boer e non è un semplice traghettatore, non è il male minore. Le prime scelte sono significative, con D’Ambrosio a destra, Miranda accanto a Medel: il cileno fa il centrale difensivo come in nazionale, con cui ha vinto due coppe America di fila, intanto Murillo lo sostituirà durante l’infortunio. Ansaldi al Genoa era un primattore, a Milano fatica, migliorerà e magari a sinistra si adatta. Come in fondo il sostituto Nagatomo. Candreva è fra i migliori esterni al mondo, a Roma entrò in frizione con il mister, ma gli capitò anche a Parma. “E’ tutto superato”, garantiscono entrambi. Ed è vero, perchè Pioli dimentica. Il problema resta Kondogbia, altro che mister 30 milioni, sempre deludente. Brozovic era partito bene, con Mancini, non va, meglio cambiare. Perisic viene da un Europeo strepitoso con la Croazia, resta una sicurezza. Joao Mario è un sopravvalutato e il derby lo conferma. Va beh, Icardi è potenzialmente forte come nessuno, a 23 anni resta alquanto discontinuo ma ha già scaricato il trainer olandese. Da ripescare ci possono essere il falloso Felipe Melo, il tecnico Banega, naturalmente Eder. Alla Sampdoria e in nazionale aveva uno sprint pazzesco, all’Inter combina poco. Servirebbero ritocchi, fra un mese, il ds Ausilio li esclude: “Per il fairplay finanziario”. Con la Lazio Pioli sfiorò il secondo posto e portò la Juve ai supplementari, nella finale di coppa Italia. “Qui è tutto ripetibile, subito”, sussurra al fido Murelli. La Champions è a 8 punti, il Milan assai più distante, come gioco. Giovedì c’è l’Hapoel Beer in Europa League, vincere in Israele si può. Anche senza l’ufo Gabigol.